In una logica eco-bio, una soluzione alternativa per la cura dei capelli, sempre più diffusa in USA ed in Europa, sono i cosiddetti metodi di lavaggio alternativo, noti come NO POO, riconducibili tutti all’abbandono (totale o parziale) dei tensioattivi per il lavaggio delle nostre chiome.
Partiamo con un dato storico: il movimento NO POO è nato in USA in epoca abbastanza recente, e successivamente è arrivato anche in Europa, e si basa sostanzialmente sull’abbandono dell’uso dello shampoo per il lavaggio dei capelli e sul ritorno a metodi più naturali, in uso prima della diffusione dei prodotti commerciali, avvenuta su vasta scala intorno agli anni ’30 del ‘900.
In realtà, all’interno di questo ampio movimento, corre l’obbligo di differenziare tra due diverse tendenze, tutt’ora attuali: il NO POO in senso stretto ed il LOW POO.
Il primo, infatti, tecnicamente si riferirebbe solo ed esclusivamente al lavaggio con acqua e nient’altro, senza quindi alcun tensioattivo, mentre per LOW POO si intenderebbero tutti gli altri metodi alternativi di lavaggio.
Poi di fatto, nel linguaggio comune per NO POO si finisce con l’intendere anche gli altri metodi alternativi, l’importante ovviamente è capirsi.
In sostanza, come detto, per NO POO in senso stretto si intende il lavaggio con sola acqua tiepida dei capelli.
Secondo i sostenitori di questo metodo, dopo una fase di transizione della durata variabile tra le 4 e le 8 settimane, in cui i capelli risulteranno essere decisamente molto grassi, i capelli si riassesterebbero, grazie ad una ridotta produzione di sebo e quindi sarebbe sufficiente continuare a lavarli con sola acqua.
Sempre secondo i sostenitori di questo metodo, shampoo e balsamo a lungo andare rovinerebbero il capello ed il cuoio capelluto costringendolo a produrre sempre più sebo.
In rete circolano in proposito diverse testimonianze positive (da parte di blogger, giornaliste e celebrities), ma anche molte critiche che si condensano in queste considerazioni: il movimento NO POO è diventato popolare, soprattutto in UK ed USA, partendo dal presupposto che shampoo e balsamo “costringano” i capelli ad un utilizzo costante, generando un circolo vizioso.
In parole povere, sgrassando i capelli questi per reazione si sporcherebbero di più e da lì la necessità di usare nuovamente lo shampoo, e via andare.
Circostanza sicuramente vera per i prodotti sgrassanti e contenenti derivati petrolchimici, fortemente diffusi negli anni del boom economico, ma che non è assolutamente vera per i prodotti bio …
A tali considerazioni d’ordine sociologico, si deve anche aggiungere una perplessità di natura scientifica: la sola acqua NON può in alcun modo lavare via lo smog e la sporcizia (compresi i batteri) accumulati, insomma non è un metodo consigliato.
Decisamente più interessante è l’aspetto ECOLOGICO che sta alla base del movimento NO POO e del LOW POO: una tendenza che si sta diffondendo sempre di più e che nasce sia dall’esigenza di trattare meglio i nostri capelli, utilizzando prodotti naturali, meno aggressivi e più dermocompatibili, sia da una maggior consapevolezza ambientale. E questo non è poco.
Parlando invece dei lavaggi alternativi allo shampoo, insomma del LOW POO, vale la pena precisare che, ovviamente, è possibile sia aderire in pieno al movimento, escludendo in toto lo shampoo, sia utilizzare anche questi metodi di lavaggio, come alternativa all’uso di prodotti eco-bio.
Quest’ultima soluzione, per ragioni anche di ordine pratico, è probabilmente la più diffusa nel mondo Occidentale.
Vediamo quindi i metodi di lavaggio alternativo.
E’ il lavaggio LOW POO per eccellenza, estremamente consigliato in estate e se non si dispone di tanto tempo per effettuare un lavaggio alternativo.
Questo metodo prevede l’utilizzo di un buon balsamo (possibilmente eco-bio) e di zucchero (raffinato o di canna), ma può in realtà essere personalizzato a piacere.
E’ infatti possibile eseguire il co-wash senza utilizzare lo zucchero (lava comunque) oppure utilizzando al posto del balsamo gel aloe o gel di semi di lino/psillio, soluzione estremamente consigliata a chi ha i capelli grassi e non tollera il balsamo. Od ancora sostituire allo zucchero il miele.
Si tratta in sostanza di massaggiare per qualche minuto la pappetta ottenuta sulla cute e di sciacquare abbondantemente i capelli, il lavaggio avviene tecnicamente soprattutto grazie ai tensioattivi (catonici) presenti nel balsamo ed in parte grazie all’azione meccanica dello zucchero massaggiato.
Si consiglia l’uso del risciacquo acido come ultimo step.
E’ un metodo perfetto per tutti, soprattutto dopo un impacco d’olio o per chi ha i capelli grassi di natura, per la semplice regola chimica che grasso lava grasso. E’ inoltre estremamente consigliato per le ricce, che spesso si trovano a dover lavare spesso solo per ripigliare il boccolo (e il co-wash permette di farlo senza stress), e dopo l’hennè, per chi ne avverta la necessità.
Esistono anche in commercio prodotti appositi formulati per il co-wash, il più famoso indubbiamente quello di Shea Moisture, linea non a caso specializzata in ricci, e da pochi mesi Domus Olea Toscana Linea Undici.
Da un punto di vista dell’impatto ambientale, si tratta logicamente di una scelta intermedia, in quanto comunque vengono utilizzati tensioattivi, seppur meno aggressivi di quelli dello shampoo, ecco perché è importante utilizzare solo balsami BIO.
E’ il metodo naturale per eccellenza e che vanta origini più antiche nei paesi d’origine delle erbette ayurvediche.
Libera scelta tra le tante erbe lavanti a vostra disposizione, con l’esperienza capirete quali sono le più gradite ai vostri capelli.
Da ricordare che sono da considerarsi lavanti SOLO le erbe contenenti saponine e precisamente sidr, shikakai, methi, aritha, diversamente, non hanno alcun potere lavante l’hennè e la cassia, visto che non contengono saponine, anche se spesso in rete si legge l’esatto contrario.
Due sono le diverse modalità di utilizzo delle polveri lavanti: con impacco ed a secco.
Lavaggio tramite impacco:
In aggiunta alle erbe sopra indicate, contenenti saponine, questa tecnica di lavaggio Low POO può essere realizzata utilizzando, abbinandole a piacere, le seguenti polveri:
Preparazione: è sufficiente mescolare la quantità di polvere necessaria alla lunghezza dei propri capelli con acqua calda (da rubinetto va benissimo) od idrolato a temperatura ambiente (da scegliere in base alle proprie esigenze) od infuso di piante a scelta, ovviamente anche in abbinamento ad altre erbe ayurvediche scelte in base alle loro caratteristiche peculiari (ad esempio l’amla che è condizionante, la rosa damascena che lucida e profuma, peonia in polvere che lenisce il cuoio capelluto … e via dicendo).
Si suggerisce di preparare le polveri all’ultimo minuto, in una ciotola o per chi preferisce una consistenza più liquida (è solo questione di gusti), in una bottiglia. E’ possibile aggiungere qualche goccia di olio essenziale per profumare l’impasto e per sfruttarne le relative proprietà ed ovviamente ingredienti idratanti (miele, zucchero, glicerina vegetale) per evitare un eventuale effetto secchezza.
Ovviamente, il methi dovrà essere idratato a parte: da notare che rispetto alle altre erbe contiene meno saponine, quindi se consiglia l’uso come lavaggio alternativo su capelli secchi o poco sporchi, in caso contrario potrebbe non essere sufficiente a lavare.
Si consiglia di applicare l’impasto su capelli umidi, cute e lunghezze, massaggiando delicatamente (per chi soffre di cervicale è possibile però applicare l’impasto sui capelli asciutti), di tenere in posa per almeno mezz’oretta (nel caso del sidr via libera a pose più lunghe visto che idrata ma comunque non superiori alle due ore e mezza) ben coperti da cuffietta o pellicola alimentare (e capello di lana in inverno).
A differenza dello shampoo non necessariamente si produrrà schiuma, dipende dalla polvere utilizzata (alcune contengono un maggior contenuto di saponine, altre come il methi decisamente inferiore), ciò non incide assolutamente sulla capacità di lavaggio della polvere.
Si prosegue con lo sciacquare accuratamente e se necessario con l’utilizzo del balsamo, per concludere obbligatoriamente come ultimo step con il risciacquo acido.
Shampoo a secco con le polveri:
Normalmente, si consiglia l’utilizzo delle seguenti erbe:
Lo shampoo a secco con le polveri è una soluzione ideale per intervenire quando i capelli non sono troppo sporchi, o quando solo le radici appaiono unte e non si ha il tempo materiale per lo shampoo oppure se si desidera limitare o rinviare lo shampoo, cosa utilissima per capelli grassi.
E’ possibile mescolare più polveri ed aggiungere qualche goccia di olio essenziale a scelta per profumare e curare i capelli.
È sufficiente applicare le polveri sul cuoio capelluto e sulle radici (per agevolare l’operazione è possibile utilizzare un spargisale/zucchero, in cui le conservare tranquillamente le polveri lontano dall’umidità per mesi o l’apposito dosatore in vendita su Aromazone). Dopo aver massaggiato bene il composto, si consiglia di lasciare in posa da 5 a 10 minuti, quindi di rimuovere per bene la polvere prima con le dita poi con la spazzola a testa in giù (possibilmente sopra la vasca o la doccia per evitare disastri). Consiglio aggiuntivo per le ricce (che ovviamente non possono pettinare a secco): usare il getto d’aria fredda del phon per eliminare le polveri.
Nella scelta delle erbe lavanti, si prega di osservare che aritha è consigliata per i capelli grassi, perché tende a seccare estremamente, mentre sidr è consigliato per i capelli secchi (soprattutto se trattati con indigo o katam che aiuta a fissare al capello).
Da notare, infine, che le erbette lavanti possono scurire i capelli chiari, in questo caso si suggerisce indubbiamente sidr e methi.
Anche in questo caso, si tratta da un punto di vista ambientale di una soluzione intermedia, visto che le saponine inquinano comunque (soprattutto sono tossiche per le specie acquatiche), ma sicuramente meno dei tensioattivi dello shampoo.
Altro metodo antichissimo, oggi riscoperto anche in Occidente, soprattutto grazie alla diffusione degli Hamman marocchini.
La più famosa tra le argille lavanti è infatti il Ghassoul o Rassoul che in arabo significa letteralmente “Terra che lava”: si tratta di un’argilla vulcanica raccolta nella regione del Medio Atlante del Marocco, utilizzata come shampoo o sapone grazie alla sua eccezionale capacità di legarsi al grasso e di veicolare l’acqua.
Come detto, è un elemento essenziale nei rituali hammam, in cui è spesso viene utilizzata con acqua floreale alla rosa o ai fiori d’arancio, olio di argan od oli essenziali per sublimare i loro profumi e qualità.
A differenza delle erbe lavanti, il Ghassoul non contiene tensioattivi e pulisce attraverso un processo fisico, assorbendo le impurità ed il grasso cutaneo, senza irritare le ghiandole sebacee.
La sua azione lavante è quindi di natura meccanica, questa argilla è infatti nota per la sua capacità di assorbimento molto elevata, utile per eliminare efficacemente le molecole di grasso e le impurità.
In particolare, ha proprietà detergenti, ideali per i capelli grassi in quanto assorbe e regola l’eccesso di sebo, aiuta a combattere la forfora ed il prurito, dona volume, luminosità e morbidezza ai capelli. La polvere di ghassoul può essere semplicemente preparata con acqua calda od idrolato ed applicato per pochi minuti (si consiglia un massimo di dieci minuti) sui capelli, soprattutto se secchi. Il Ghassoul può essere usato anche per il viso ed il corpo in generale.
Anche in questo caso, si consiglia l’uso di maschera o balsamo del risciacquo acido come ultimo step.
Attenzione, perché può rigettare indigo e katam, favorendone lo scarico, non a caso il Ghassoul è spesso proposto nelle ricette utilizzate per far scaricare hennè troppo stratificato, in abbinamento al latte di cocco. In linea teorica potrebbe determinare lo stesso effetto su una tinta chimica.
Altra argilla lavante, sebbene meno diffusa in Occidente, è il Multani mitti, d’origine indiana ed avente elevate proprietà detergenti per la pelle ed i capelli.
In particolare, si rivela utile per la rimozione di impurità e residui causati da coloranti chimici e siliconi vari, predisponendo il capello alla colorazione con erbe tintorie.
Può essere utilizzato sia come shampoo a secco sia come impacco lavante, da prepararsi con semplice acqua calda da rubinetto (e se lo desiderate idrolato a scelta) ed applicare su capelli umidi, per una decina di minuti, per poi rimuovere con semplice acqua.
Anche in questo caso, si consiglia l’uso di maschera o balsamo e del risciacquo acido come ultimo step.
In generale, l’uso delle argille lavanti non è consigliato su capelli secchi.
Si tratta di un metodo naturale che si sta lentamente diffondendo anche in Occidente, come metodo alternativo di lavaggio dei capelli, estremamente consigliato in caso di capelli grassi, in quanto le farine sono caratterizzate dall’avere un buon potere sgrassante, che per contro potrebbe seccare i capelli secchi.
Molte sono le farine che possono essere utilizzate per questo tipo di lavaggio, tra le farine derivanti da cereali e da legumi, le più utilizzate sono indubbiamente la farina di ceci e la farina di avena, quest’ultima molto delicata può essere apprezzata anche da chi ha i capelli tendenti al secco e cute delicata per le sue note proprietà emollienti.
Il lavaggio con le farine non richiede particolari tempi di posa, è sufficiente massaggiare per qualche minuto sulla cute (con i capelli bagnati) l’impasto preparato con acqua a temperatura ambiente fino a creare una pastella abbastanza liquida, per poi procedere al lavaggio accurato.
Si consiglia successivamente di utilizzare un buon balsamo o maschera districante e ovviamente il risciacquo acido come ultimo step.
Per evitare l’odore poco gradevole, vero inconveniente di questo tipo di lavaggio, è possibile aggiungere qualche goccia di olio essenziale a scelta all’impasto. Per evitare invece un’eccessiva secchezza dei capelli è possibile aggiungere all’impasto miele o zucchero.
Attenzione a NON usare la farina bianca (quella per la pizza insomma): con l’acqua si trasforma in colla, non la togliereste più dai capelli.
Un buon lavaggio alternativo per i capelli, soprattutto grassi, è il lavaggio con il miele (o sciroppo d’agave per chi è vegan Ok), l’effetto dell’impacco è idratante, antiforfora ed anticrespo e volendo sostituisce perfettamente anche il balsamo.
Logicamente il lavaggio alternativo con il miele funziona grazie ad un azione meccanica, ossia il miele aiuta ad asportare il sebo, lavandolo via, ma non contiene saponine.
Una ricetta facile facile prevede l’utilizzo di ¼ di miele e ¾ di acqua, da massaggiare accuratamente sul cuoio capelluto (con i capelli bagnati) e poi sciacquare semplicemente ed abbondantemente, per poi concludere con il risciacquo acido.
Ovviamente è possibile utilizzare al posto dell’acqua un idrolato od un infuso, ad esempio di camomilla che potrebbe aiutare ad accentuare i riflessi chiari (logicamente solo su capelli biondi).
L’uso dell’uovo come metodo di lavaggio alternativo è storicamente attribuibile alla Regina d’Austria Sissi, famosa per i suoi lunghissimi capelli, che si dice impiegasse una giornata intera a lavare, utilizzando per l’appunto 30 tuorli d’uovo, succo di limone e rhum, spennellati sui capelli.
Questo metodo può essere utilizzato anche ai giorni nostri, utilizzando il solo tuorlo d’uovo (l’albume non ha potere lavante), che contiene lecitina, ed una sostanza acida a scelta (aceto o limone) che ne potenzia l’effetto e lucida i capelli (l’alcool è opzionale, ma evitatelo se avete i capelli secchi). E’ ovviamente possibile aggiungere all’impasto sostanze idratanti, tipo miele o zucchero, o qualche goccia di olio essenziale per scongiurare la puzza.
Per evitare la puzza, è necessario osservare due passaggi fondamentali: rimuovere la pellicina che avvolge il tuorlo con uno stuzzicadenti e soprattutto sciacquare solo con acqua fredda (altrimenti si rischia la frittata in testa).
Si consiglia di applicare l’impacco sui capelli asciutti, per evitare che coli, e dopo un breve assaggio, di tenere in posa almeno 30-45 minuti (coprendo con pellicola o meglio ancora con una cuffietta riciclabile) indi sciacquare con acqua fredda o al massimo tiepida.
L’uovo è molto nutriente quindi non servirà il balsamo, sì assolutamente al risciacquo acido.
E’ il più classico dei metodi ed anche quello più chiaccherato in rete: si tratta di utilizzare esclusivamente il bicarbonato e l’acqua per fare una pappetta da massaggiare sulle radici (con i capelli bagnati), evitando accuratamente le punte, per poi sciacquare con acqua tiepida (o volendo con un infuso), dopo è assolutamente indispensabile effettuare il risciacquo acido per ripristinare il ph dei capelli.
Si tratta, peraltro, di un metodo troppo aggressivo (e probabilmente controproducente per chi ha capelli grassi, non parliamo di chi li ha secchi), sconsigliato dallo stesso Zago sul forum EcoBioControl perché il bicarbonato è troppo basico per il pH dei capelli.
Questi i principali metodi NO POO. Volutamente non verranno fatti accenni alla saponaria (intesa come pianta officinale) perché a dosaggi errati può portare a controindicazioni importanti (infiammazioni reni, diarrea ematica, convulsioni, fonte blog Cure naturali) o causare irritazioni della pelle e delle mucose ed occhi.
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Lista molto completa, mi è piaciuta questa trattazione! Io ho la pelle che tende a ispessirsi nel tempo, provocando desquamazione quindi l'esfoliazione mi è indispensabile. Mi trovo bene con il bicarbonato di tanto in tanto per questo motivo. Ghassoul e shikakai li ho provati ma me li seccavano, farina di ceci non lavava bene, solo balsamo sento che non lavi bene allo stesso modo. Credo che con ogni metodo ci vada un qualche lavaggio di adattamento però, infatti non boccerei nessuno di questi prima di averli collaudati bene! Proverò altro, mi ispira l'acqua di riso! Buon lavoro!
È sempre tutto soggettivo l'unica è trovare la soluzione giusta per noi
grazie <3
il low poo va bene per i capelli tendenti al grasso?
Si certo