Impacchi: per capelli quali scegliere

Studiando la struttura del capello ed il suo ciclo vitale, abbiamo avuto modo di verificare come la cura dei capelli passi soprattutto dall’interno e dipenda da fattori solo in minima parte modificabili/controllabili, quali un buon stile di vita ed una corretta alimentazione, mentre altri, purtroppo, come la genetica o l’assunzione di determinati farmaci non dipendenti dalla nostra volontà, non lo sono affatto.

Ciò premesso, cure adeguate ai capelli si rivelano sicuramente d’aiuto per mantenerli in salute.

In primis, vale ovviamente il consiglio di utilizzare esclusivamente prodotti delicati, privi di tensioattivi aggressivi e di ingredienti di derivazione petrolifera.
E se possibile eco-bio per non inquinare l’ambiente, cruelty free e vegan ok per non danneggiare i nostri amici animali.

Il secondo consiglio è invece quello di fare, almeno settimanalmente, degli impacchi che permettano di aiutare dall’esterno i capelli, da scegliersi in base alle loro caratteristiche ed esigenze, che in parte abbiamo esaminato parlando di porosità.

Sintetizzando brevemente, a proposito di quanto detto sulla porosità dei capelli:

i capelli con bassa porosità hanno la tendenza ad essere impermeabili ai trattamenti ed all’umidità, che rilasciano lentamente. E proprio in ragione di questa loro caratteristica, tendono a rigettare gli oli e la cheratina (et similia) ed a gradire tutti gli ingredienti idratanti (e spesso solo ed esclusivamente loro). Si consiglia di applicare i vari trattamenti sfruttando il calore, quindi acqua mediamente calda ed asciugamano caldo in testa (ovviamente non in estate). Sono da considerarsi in linea generale dei capelli mediamente sani,

i capelli con alta porosità hanno la tendenza ad assorbire facilmente l’umidità ed a rilasciarla altrettanto velocemente. Spesso l’utilizzo di soli ingredienti idratanti non si rivela sufficiente e si rende necessario introdurre impacchi a base di cheratina e di oli, seppur con minor frequenza di quelli idratanti. Sono da considerarsi in linea generale dei capelli mediamente meno sani (ciò non è però vero nel caso dei capelli afro che sono per loro natura molto porosi, pur potendo essere del tutto sani).

Detto ciò e premesso che ogni capello è a se e che l’unica soluzione corretta è quella di sperimentare su di se la soluzione migliore per i nostri capelli, in linea generale, è possibile osservare che l’utilizzo di ingredienti idratanti rappresenta una soluzione ben gradita a quasi tutti i capelli, mentre l’utilizzo di oli o di cheratina può rappresentare un male per alcuni tipi di capelli (soprattutto quelli poco porosi) e comunque non deve essere mai frequente.

Partiamo, infatti, da un presupposto fondamentale: l’acqua è vita.

E l’acqua ai capelli, oltre che (e soprattutto) essere apportata dall’interno sotto forma di liquidi assunti giornalmente e di liquidi contenuti naturalmente nei cibi, può essere apportata ai capelli anche dall’esterno sotto forma di impacchi idratanti.

Da notare, invece, che contrariamente a quanto si è di solito portati a pensare, gli impacchi a base oleosa non idratano (ne la pelle ne i capelli), ma nutrono (ossia apportano lipidi) e possono al massimo aiutare a mantenere l’idratazione.
Piuttosto, si osserva abbastanza comunemente come un uso troppo frequente di oli/burri rischi di sottrarre acqua al capello e di peggiorare i capelli secchi o di indurre secchezza nei capelli normali.

Questo tipo di impacchi sarebbe, pertanto, da evitare in caso di capelli secchi, e comunque da utilizzare con parsimonia rispetto agli idratanti in caso di capelli normali, per non determinare secchezza capillare, mentre al contrario risultano particolarmente graditi da chi ha i capelli grassi, per una semplice regola chimica: grasso lava grasso.

Appare, quindi, fondamentale capire quali ingredienti siano da considerare idratanti e quali nutrienti, per poterci orientare nella scelta degli impacchi da effettuare.

Idratanti: in linea generale sono da considerarsi idratanti i gel (di amido, di semi di lino, di semi di psillio, di semi di chia, di aloe, di methi, di altea, di malva), lo zucchero, il miele, la frutta più ricca di acqua (tipo la pesca, il kiwi, la fragola, …), il sidr, il pantenolo, la glicerina (in %le non superiore al 5%, altrimenti potrebbe appesantire, occhio però che la glicerina può non essere gradita ai capelli, infatti può, per assurdo, tendere a seccarli anche nelle %li corrette), l’inulina (al 2%).
In buona sostanza, gli impacchi contenenti ingredienti idratanti consentono di reintegrare acqua ed aiutano a sconfiggere la secchezza capillare.

Nutrienti: sono da considerarsi invece nutrienti gli oli ed i burri vegetali, la frutta meno ricca di acqua (tipo l’avocado, la banana, …), i derivati del latte (compreso il latte vegetale), il tuorlo dell’uovo.
In buona sostanza, gli impacchi contenenti ingredienti nutrienti consentono di reintegrare la componente lipidica del capello o meglio, come abbiamo visto studiandone la composizione, quella che si trova sul capello per effetto della dispersione del sebo presente sulla cute, che si espande fino alla superficie dei fili, in modo da svolgere una funzione protettiva dagli agenti atmosferici ed anti-disidratante.

Va da se, quindi, che in caso di capelli secchi, che necessitano di idratazione, sarebbe buona cosa utilizzare principalmente ingredienti idratanti.

Gli ingredienti idratanti, inoltre, possono (anzi debbono) essere aggiunti agli impacchi a base di erbe, proprio per evitare il famoso effetto stoppa post hennè.

In caso di capelli poco porosi, che non gradiscono affatto gli ingredienti eccessivamente nutrienti, si consiglia di abbinare ad un ingrediente idrante uno nutriente, ad esempio gam e burro di karitè od olio di cocco può rappresentare una buona soluzione, ovviamente pre shampoo.

Infine, in caso di capelli afro o comunque crespi, si possono rivelare estremamente utili gli impacchi nutrienti pre shamppo, soprattutto a base di burri vegetali (ottimo il karite), di oli belli corposi (avocado o semplice evo) o di frutta oleosa (avocado, banana).

Per quanto riguarda, invece, le modalità di effettuazione degli impacchi, sempre in linea generale, si consiglia di effettuare:

  • post shampoo tutti gli impacchi contenenti solo ingredienti idratanti: sia perché non necessitano di shampoo per essere rimossi, essendo sufficiente la sola acqua, sia perché effettuati post shampoo agiscono con più efficacia, visto che i tensioattivi agevolano l’apertura delle squame (il che è a dir poco fondamentale per i capelli poco porosi, che accettano di malgrado i trattamenti),
  • pre shampoo tutti gli impacchi contenenti ingredienti nutrienti (anche misti ad idratanti): si tratta, infatti, di impacchi che necessitano dei tensioattivi dello shampoo per essere rimossi, non essendo sufficiente la sola acqua. In caso di impacchi contenenti olio o burro, si consiglia inoltre di procedere per il lavaggio prima con il balsamo e poi con lo shampoo.

Altra regola generale, secondo l’approccio di Zago, che potete approfondire sul forum EcoBioControl: ricordarsi di applicare oli e/o burri vegetali sempre su capelli umidi.

Precisamente, Zago sostiene che la giusta metodologia d’applicazione degli oli vegetali sia quella di utilizzarli esclusivamente sui capelli bagnati (così come avviene per la pelle), questo perché sui capelli inumiditi l’acqua funge da barriera ed assicura che l’azione solvente di certi oli (caratteristica prevalentemente presente in quelli insaturi, ossia nella maggioranza degli oli) non sciolga il sebo già presente sul capello, incentivando maggior secchezza nel lungo periodo.

Per riassumere: “la maggior parte degli oli sono insaturi, hanno dei doppi legami, e questo aumenta il potere solvente. Ma ci sono oli saputi o praticamente saturi come appunto il cocco (mentre il palmisto contiene parecchi insaturi). I burri sono molto più saturi, in generale, degli oli. Detto questo confermo che non c’è una regola generale buona per tutte le stagioni. Molto dipende dal tipo, lo ripeto, di capello, dal suo grado di sporco, dalla sua struttura (prova a confrontare un capello europeo con uno orientale, sono due mondi diversissimi), dai tempi di posa e via dicendo. Ognuno deve trovare la sua personale “ricetta”. In linea di massima se devo pulire i capelli preferisco gli oli insaturi mentre se devo nutrirli sono da preferire oli saturi e burri … Come ho già detto i saturi (gruppo generico dei burri) hanno un potere solvente bassissimo mentre gli insaturi elevato. NON devi mai usare qualsiasi sostanza grassa direttamente sui capelli secchi” *.

A questa regola generale, sfugge in parte, quindi, l’olio di cocco, che essendo saturo, può in linea teorica essere applicato su capelli asciutti.
Peraltro, in presenza di capelli secchi o poco porosi, il mio consiglio personale è di applicarli comunque su capelli umidi.

Sempre in ragione di questa logica, mai applicare olio come leave in su capelli asciutti si seccherebbero.
Il consiglio è piuttosto quello di utilizzare un bifasico (che abbina una componente idratante ad una nutriente, ad esempio un gel ed un olio) od il metodo LOC (L=liquid, O=oil, C= cream).

Ovviamente, questo consiglio vale soprattutto per chi necessita di mantenere idratazione (sia a causa del caldo estivo che della tipologia dei propri capelli), infatti applicare l’olio sui capelli inumiditi fa sì che l’umidità (anche derivante dalla semplice acqua di lavaggio) non si disperda a causa degli agenti atmosferici, in sostanza l’olio agisce da filmante, ne più ne meno che i famosi cristalli liquidi siliconici, ma senza gli effetti negativi del caso.

Sui capelli poco porosi, si sconsiglia invece l’uso di olio come leave in perché ne risulterebbero appesantiti: decisamente adatti si rivelano invece i gel (le ricce di solito li adorano proprio perché aiutano a definire il boccolo), o come estrema ratio il famoso coco silicone di Aromazone (e similari), ovviamente in dosi omeopatiche.

Ciò detto, il consiglio è di osservare i vostri capelli e di sperimentare le varie tipologie di ingredienti disponibili in natura per poi personalizzare i vostri impacchi.

Per approfondire il discorso porosità potete leggere l’apposito articolo.

* EcoCiclopedia di Zago su EcoBioControl

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