La plastica è stata inventanta nel 1907 e al giorno d’oggi ha un vasto impiego, soprattutto come prodotto usa e getta. E’ un materiale durevole, resistente e non si biodegrada. Per questo motivo, negli ultimi mesi si sta ponendo sempre più attenzione a questo materiale che sta inquinando i nostri mari e le nostre terre. L’allarme plastica è scattato quando la situazione era già grave e molte persone si sono mobilitate, ognuna nel loro piccolo, per cercare di ridurre i rifiuti in plastica: acquistando delle borracce da riempire, scegliendo prodotti confezionati con un altro materiale (cartone, materiali compostabili, vetro), installando dei depuratori di acqua nella propria abitazione, riempiendo le bottiglie alla fonte del proprio paese, ecc… Tutto questo ci evita di acquistare ulteriore plastica e ci permette anche di risparmiare.
Esistono, però, ancora troppe aziende che non ci permettono di scegliere un’alternativa e per questo siamo costrette ad acquistare dei prodotti che spesso prevedono un imballaggio in plastica. In questo caso risulta importante riutilizzare (qualora sia possibile) e riciclare la plastica.
Ma quanti tipi di plastica esistono? Come si riconoscono? Quali sono le varie modalità di smaltimento? Vediamoli insieme.
Le plastiche sono riconoscibili tramite il loro logo di riciclaggio, composto da un triangolo al cui interno vi è un numero che va dall’1 al 7. Da 1 a 6 il materiale è riciclabile. Il 7 indica una plastica non riciclabile e va gettata nell’indifferenziato.
1 – PET o Polietilene Tereftalato
E’ la plastica più diffusa per la fabbricazione di bottiglie di plastica per l’acqua, bibite, contenitori adatti al riscaldamento nel forno microonde degli alimenti. E’ progettata per essere utilizzata una sola volta. Uno studio ha evidenziato che con il tempo il PET rilascia antimonio e ftalati che vanno a interferire con il sistema endocrino, pertanto un utilizzo prolungato dei contenitori in PET potrebbe intaccare il prodotto contenuto al loro interno. E’ una plastica facilmente riciclabile, ma è più densa dell’acqua di mare. Per questo motivo affonda ed è di difficile recupero e smaltimento.
Cosa puoi fare: installa un depuratore al tuo rubinetto, acquista una borraccia, recati nella fonte del tuo paese (con delle bottiglie in vetro).
2 – HDPE o Polietilene a alta densità
Identifica una plastica le cui molecole hanno una densità molto elevata. Questo si traduce in un materiale più rigido, usato in genera per contenitori di shampoo, detergenti, olio, latte e per i giocattoli. E’ una plastica facilmente riciclabile e galleggia, quindi è più facile da recuperare.
3 – PVC o Cloruro di Polivinile
Questo tipo di plastica viene usata per gli imballaggi alimentari, alcune bottiglie di olio da cucina, tende per la doccia, tovaglie in plastica, attrezzature sportive (come i palloni da calcio), ma anche salvagenti. Questo fa ridere perchè è considerata la plastica più a rischio, quindi immagina questo salvagente che, anzichè salvarti la vita, te la mette in pericolo. Contiene ftalati molto pericolosi, come il DEHP, usati per rendere la plastica più resistente e flessibile.
Cosa puoi fare: scegli frutta e verdura sfusi, acquista tovaglie e tende in stoffa.
4 – LDPE o Polietilene a bassa densità
A differenza dell’HDPE, in questa plastica le catene di carbonio sono molto distanti l’una dall’altra e consentono una plastica flessibile. Viene impiegata nella produzione di bicchieri per bevande calde, coperchi per barattoli e giocattoli. Se finisce in mare galleggia.
5 – PP o Polipropilene
La troviamo soprattutto nelle bacinelle, scolapasta, innaffiatoi, tappeti, tappi o bicchieri, ma viene utilizzata anche per il confezionamento dei cibi più delicati come i latticini. L’utilizzo più comune sono i vasetti di yogurt. Galleggia, ma risulta difficile da riciclare perchè è termoindurente, ciooè con il calore non si scioglie. Inoltre, nonostante sia una plastica priva di ftalati, ultimamente vengono aggiunti ad essa in fase di produzione sempre più spesso.
6 – PS o Polistirolo o Polistirene
La ritroviamo nei classici piatti di plastica, bicchieri e contenitori per uova. Il polistirolo è inserito anche in tutte le scatole che contengono un elettrodomestico per proteggerlo dagli urti. E’ una plastica da evitare perchè il suo componente principale, lo stirene, può emigrare dalle plastiche agli alimenti. Se finisce in mare, il polistirolo resta a galla, ma è al momento l’elemento più inquinante presente nei nostri mari. Non lo si dovrebbe sottoporre a fonti di calore perchè può rilasciare sostanze cancerogene.
Cosa puoi fare: scegli piatti e bicchieri in materiale compostabile, acquista uova imballate nei contenitori di cartone.
7 – Altre plastiche non riciclabili
E’ la classe considerata più pericolosa per i possibili danni alla salute dell’uomo e all’ambiente. Viene utilizzata per produrre bottiglie di bibite, ketchup, scontrini. Non può essere riciclata e va gettata nel secco residuo o indifferenziato. Una delle plastiche più diffuse appartenenti a questa categoria è il Policarbonato, un polimero a base di Bisfenolo A, il BPA, o del suo recente sostituto, il BPS, che risulta essere più nocivo dell’originale. Il BPA simula l’azione degli ormoni femminili ed è pertanto pericoloso perchè porta alla distruzione dell’equilibrio ormonale degli individui. Uno studio americano del 2005 ha rivelato la presenza di BPA nel 95% delle persone analizzate.
Cosa puoi fare: evita l’acquisto di queste plastiche. Spesso sono indicate con la sigla 7 quelle plastiche che ricoprono gli alimenti e che, a loro volta, sono contenute in delle scatole di cartone. Prima di acquistare un prodotto, leggi il tipo di plastica contenuto all’interno.
Leggi sempre l’etichetta per capire quale plastica stai acquistando. Diventa più consapevole di quello che compri. Cerchiamo di essere la migliore versione di noi stessi. Cambiamo le nostre abitudini, stimoliamoci a fare meglio. E’ attraverso i piccoli gesti di tutti i giorni che possiamo cambiare rotta. Aderisci anche tu alla Missione “Salva la Terra”.
e il polistirolo usato per confezionare alimenti freschi come carne ? dove si butta?
Dipende dal comune