Credo che ormai lo sappiate, ma parlarne penso sia solo un bene …. Fabrizio Zago ha inaugurato un nuovo Progetto che potrete approfondire al meglio sul sito EcoBioControl e predisposto il Nuovo BioDizionario, che cataloga ben oltre 17.000 sostanze e fornisce un giudizio (personale dell’autore) su ognuna di queste molecole.
Rispetto al precedente BioDizionario, non più gestito da Zago, il Nuovo BioDizionario propone le seguenti novità:
Ovviamente, Vi invito caldamente ad utilizzare il nuovo strumento di consultazione dell’INCI ed ad iscrivervi al forum moderato da Zago.
Ma il Progetto va ben oltre la semplice inaugurazione del Nuovo BioDizionario, seppur logicamente molto importante.
Siamo, infatti, di fronte ad un nuovo logo eco-bio-logico e relativa certificazione o meglio percorso di approvazione, che si va ad aggiungere alle 463 etichette ecologiche conteggiate da EPA, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente USA, e si predispone come una nuova tipologia di certificazione, peraltro già presente al Sana con Officina Naturae.
L’idea di predisporre una nuovo strumento di certificazione parte per Zago dalla semplice constatazione che “in Italia e forse anche in Europa manca uno strumento di omologazione semplice, economico e che non sia disponibile solo a chi ha delle risorse, economiche e personali, importanti. Oppure a chi si vuole avvicinare a questo mondo senza la necessità di sottostare a diktat velenosi del tipo “entro tre anni il 51% dei tuoi prodotti deve essere certificato”.
L’idea di Zago è invece ben diversa: immaginare il suo mondo e l’ambiente in cui si sviluppa, come una grande casa, in cui la porta è molto larga e sempre aperta: “Chiunque può entrarci attraverso il Logo “EcoBioControl”. Una volta entrati ci si trova al piano terra e lì si può rimanere quanto si vuole. Si avrà una “approvazione” come minimo comune denominatore ECO-BIO. Ma poi ci sono i piani e le stanze superiori. In questi locali si può incontrare SKINECO la certificazione EcoDermoCosmesi (e non solo cosmesi) che garantisce un aspetto che il EcoBioControl, da solo, non può garantire e cioè il valore dermatologico del prodotto.E si può continuare con altri schemi di certificazione attualmente allo studio. Insomma EcoBioControl è e rimarrà un primo passo serio, accessibile e poco impegnativo ma che apre le porte ad un mondo intero. Assieme possiamo andare ovunque”.
Dietro al logo EcoBioControl, un Comitato Scientifico di tutto rispetto, composto da Fabrizio Zago, Peter Malaise di AsSust, responsabile del sito EcoBioControl per il nord Europa, Pucci Romano, Presidente di Skineco che apporta la componente “Dermo” al sito, per evitare di considerare come eccellenti delle creme, ad esempio, che sono belle solo come INCI ma che NON funzionano o peggio che rovinano la pelle, Marco Valussi, Fitoterapeuta ed esperto del mondo dei vegetali e delle loro proprietà, Barbara Righini del forum Saicosatispalmi.
Il logo “Approvato da EcoBioControl”, partendo dal presupposto che la concessione non si occuperà minimamente di tutti gli aspetti già regolamentati dal Regolamento Cosmetici vigente (1223_2009 e successive modifiche), si occuperà, quindi, del rispetto di altri parametri aggiuntivi.
Non si tratta, peraltro, di una “certificazione” classica, ma di uno strumento di “approvazione” privato ed indipendente. Il Comitato di Certificazione deciderà, di volta in volta e preventivamente, se una ditta può avere o non avere il logo motivando la decisione.
Per citare le parole di Zago: “EcoBioControl è un riconoscimento al valore appunto eco-bio-logico di un prodotto e dunque pienamente “etico”. Se in una azienda il titolare guadagna più di 10 volte lo stipendio del suo carrellista, c’è qualche cosa che non va e la Ditta non otterrà mai il logo BioDizionario. Decine di aziende “Ecofurbe” (o Biofurbe) tristemente note, possono risparmiare il loro tempo, non gli verrà concesso nulla, anzi”.
Vero pregio del sito, a mio giudizio, è la sezione (oggi da implementare) che propone la distinzione tra “Buoni e cattivi”, ove consultare una lista motivata di prodotti bollati come “Cattivi”, secondo il principio di “Eco (bio) furbi, no! Grazie”, con in più la possibilità per gli utenti/consumatori di segnalare i prodotti ecofurbi, in modo che il Comitato possa valutare la congruità della segnalazione e pubblicarla, se del caso, in forma totalmente anonima.
Allo stesso tempo, esiste sul sito una pagina con la lista, in ordine di presentazione, dei prodotti approvati da EcoBioControl, che riporterà, possibilmente, la relativa fotografia in modo che sia chiaro di quale prodotto si stia parlando. Il numero di registrazione dovrà, ovviamente, corrispondere altrimenti, cioè se si usa il logo senza averlo registrato, scatta la messa al bando immediata.
Vediamo un po’ sinteticamente in cosa consiste l’Approvazione EcoBioControl ed il rispetto del relativo Disciplinare, tradotto in termini grafici nell’esposizione di un logo che identifichi chiaramente un prodotto come conforme e dunque approvato dal Nuovo Biodizionario.
Il Disciplinare descrive un percorso di “APPROVAZIONE” ossia di conformità con il Database di EcoBioControl, ma dispone intrinsecamente di tutti gli elementi necessari per trasformare l’approvazione in vera e propria Certificazione nel momento in cui la UE dovesse pubblicare i criteri per l’assegnazione dei marchi Green per il settore non-food, sulla traccia di quanto avvenuto per il settore alimentare ed agricolo.
Scopo dell’iniziativa è di promuovere l’uso delle materie prime di origine vegetale da fonte rinnovabile, e dove appropriato di componenti provenienti dall’agricoltura biologica, nonché di identificare il percorso più semplice, meno oneroso e meno burocratico possibile, in modo da poter far entrare nel mondo della sostenibilità il maggior numero possibile di protagonisti.
Il principio fondamentale è la congruità, verificata dal Comitato scientifico, con il Nuovo BioDizionario di EcoBioControl.
Il controllo da parte del Comitato è assolutamente necessario per poter discriminare meglio la presenza di eventuali giudizi sulle materie prime impiegate e giudicate in maniera negativa (Pallini gialli e rossi). Alcune sostanze sono, infatti, imprescindibili, i conservanti ad esempio, che proprio perché attivi verso le forme di vita come i microrganismi, sono generalmente giudicate negativamente, ma la loro quantità sarà talmente bassa da non pregiudicare la sostenibilità del formulato visto nella sua interezza.
Da notare che il Database è continuamente rinnovato ed aggiornato con le più recenti acquisizioni scientifiche e qualora una materia prima considerata come verde dovesse diventare rossa, il produttore avrà 12 mesi di tempo per smaltire le scorte e per sostituire la materia prima stessa. Trascorso questo periodo, non sarà più possibile trasferire della merce dal produttore al distributore oppure si deve rinunciare al Logo EcoBioControl.
Il Disciplinare trova applicazione sia per il settore cosmetico che per quello della detergenza. Non vengono però esclusi altri eventuali campi di applicazione particolari, quali Prodotti PET, vernici eccetera.
I prodotti contemplati devono essere, ovviamente, perfettamente conformi alle Leggi esistenti in campo cosmetico e della detergenza, presenti e future.
Le materie prime impiegate devono essere comunicate al Comitato Scientifico con un linguaggio INCI corretto per i Cosmetici, mentre per i detergenti, in mancanza della definizione INCI, da preferire, è possibile utilizzare quella EINECS.
Le materie prime Biologiche devono essere dotate di dichiarazione di provenienza dall’agricoltura biologica o da raccolta spontanea. Alcune piante in via di estinzione od in sofferenza NON possono peraltro essere utilizzate, tanto da essere già catalogate nel Nuovo BioDizionario col bollino rosso o doppio rosso.
Per quanto riguarda le materie prime commerciali, utilizzate come basi detergenti o come fattori di consistenza, emulsionanti eccetera, che possono contenere conservanti o microinquinanti pericolosi, il produttore dovrà sincerarsi che il livello di queste sostanze sia inferiore alla soglia stabilita in coerenza con quanto già deciso per altre sostanze (esempio nichel: < 1 mg/l).
Devono essere utilizzate preferibilmente materie prime vegetali di provenienza biologica certificata. Qualora la sostanza non fosse facilmente disponibile o estremamente dispendiosa, è possibile chiedere al Comitato Scientifico di derogare da questo principio. Peraltro, prima di poter utilizzare la sostanza considerata, il produttore deve ricevere la specifica deroga scritta.
Anche le materie prime di origine animale devono essere certificate Bio e disporre del relativo certificato. I derivati animali utilizzabili NON devono comportare la soppressione dell’animale o la sua sofferenza.
I Sali, gli ossidi e altre materie prime inorganiche sono liberamente utilizzabili salvo che non abbiamo un giudizio negativo nel Nuovo BioDizionario.
Le materie prime ottenute con processi chimici possono essere utilizzate a condizione che la loro biodegradabilità sia elevata o elevatissima e che la tossicità per gli organismi acquatici, bio-accumulo eccetera sia molto bassa. Il riferimento è il Nuovo BioDizionario di EcoBioControl ed in caso di dubbio il Comitato Scientifico.
I livelli di Biodegradabilità e di tossicità acquatica sono presi direttamente dall’ultima edizione della DID List pubblicata dalla UE per l’applicazione dell’EU Ecolabel.
E’ vietato l’utilizzo di ingredienti ottenuti con l’utilizzo di organismi geneticamente modificati (OGM).
In deroga a questo principio, sono ammessi, senza ulteriori prove, gli enzimi. Altre sostanze che possono derivare, per via biotecnologica, solo da organismi OGM devono essere approvate preventivamente dal Comitato Scientifico.
Il calcolo della percentuale di sostanza vegetale da fonte rinnovabile e di quella biologica riguarderà solamente la quantità di carbonio di origine vegetale.
Un apposito foglio di calcolo è disponibile nel sito al fine di calcolare la percentuale eventualmente spendibile in etichetta. Una copia del calcolo dovrà essere inviata al Comitato Scientifico.
Per quanto riguarda le sostanze profumanti, i prodotti conformi al disciplinare possono essere di diverse tipologie:
Nessuna sostanza anche solo sospettata di essere un interferente endocrino può essere presente in un formulato approvato da EcoBioControl. Il Batabase del Nuovo Biodizionario contiene i principali disturbatori endocrini conosciuti. In caso di dubbi, il Comitato Scientifico chiederà ulteriori approfondimenti.
Per quanto riguarda gli imballaggi, il principio fondamentale da rispettare è la possibilità di riciclo del materiale di imballaggio primario. Quindi PE, PET, PETG, PLA, vetro eccetera sono assolutamente utilizzabili. Materiali NON utilizzabili sono invece PVC e materiali accoppiati ed i cui componenti non siano riciclabili congiuntamente. Ad esempio il Tetra Pack NON è considerato come riciclabile e non può essere utilizzato.
Con questo stesso principio vanno scelti anche i materiali per le chiusure dei prodotti. Devono corrispondere al criterio del monomateriale. Ad esempio un erogatore a pompetta NON deve avere la molla in materiale metallico dato che questo ne pregiudicherebbe la possibilità di riciclo.
Gli imballaggi secondari in cellulosa (cartoni, astucci eccetera) devono contenere almeno il 90% di carta proveniente dal riciclo. Un certificato della cartotecnica fornitrice deve essere fornito al Comitato.
Tutte le etichette e tutto il materiale informativo relativo ai prodotti certificati BioEcoCosmesi devono riportare loghi e diciture conformi al presente Disciplinare e devono essere valutati espressamente ed approvati dal Comitato Scientifico.
Prodotti che riportano il marchio di qualità senza essere dovutamente certificati devono essere ritirati dal mercato a spese del produttore.
Il Produttore si assume tutte le responsabilità di una etichettatura non conforme, nulla potrà essere richiesto, direttamente o indirettamente, a EcoBioControl che NON eseguirà nessun controllo sulla parte tradizionale dell’etichetta.
Il marchio “EcoBioControl” viene concesso alle seguenti categorie di richiedenti:
In apposita pagina del sito, verrà fornita una motivazione sintetica, delle ragioni per le quali il prodotto ha ottenuto il Logo EcoBioControl, sia a titolo definitivo che temporaneo.
ll Logo EcoBioControl, i suoi colori e le dimensioni minime sono descritte in un documento specifico scaricabile dal sito.
Il rilascio del Logo presuppone l’esame, da parte del Comitato scientifico, della documentazione prodotta, compreso l’esito della prima verifica ispettiva effettuata in loco, al fine di controllare la corrispondenza tra quanto dichiarato dal produttore e la realtà produttiva stessa. Anche altri elementi di natura etica verranno controllati e sui quali eventualmente verrà richiesto un approfondimento.
Le visite ispettive avranno, in linea di principio, scadenza annuale, salvo accordi particolari che verranno stabiliti di volta in volta.
Quando tutta la documentazione sarà disponibile, essa verrà presa in carico dal Comitato che delibererà, per iscritto, sulla concessione del Logo EcoBioControl per il periodo di 12 mesi a partire dalla data di conferma della concessione del logo. Data che corrisponderà a quella di pubblicazione nell’apposita pagina del sito.
Infine diamo un occhio anche all’aspetto costi: il principio base è che “Approvato da EcoBioControl” debba costare il meno possibile, questo per poter permettere a qualsiasi tipo di Azienda, anche piccola o piccolissima, di entrare nel mondo dei prodotti “verdi”.
Di conseguenza, EcoBioControl non prevede alcun costo di entrata e nessun costo per la valutazione del materiale documentale, ma richiede solamente un piccolo contributo calcolato sul fatturato sviluppato dalla gamma o dalle gamme sostenibili prodotto. Maggiore sarà il livello di sostenibilità raggiunto dal fabbricante, minore sarà la royalties richiesta. Ad esempio una azienda che impiega grandi livelli di energia solare, materiali plastici da fonte vegetale, e con certificati di performance, di compatibilità cutanea e via dicendo, pagherà meno.
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