Stiamo parlando di una pianta perenne, dal nome botanico di Hibiscus sabdariffa, appartenente alla famiglia della malva, chiamata anche “Sorrel di Guinea”, probabilmente originaria dell’Africa occidentale e diffusissima sia in India che nel Nord Africa.
L’arbusto di Ibisco produce bellissimi fiori viola, utilizzati in particolare per la preparazione del Bissap o karkadè, un tè rosso ed asprigno, tradizionalmente apprezzato per le sue proprietà medicinali.
Spesso la raccolta dei fiori (chiamati anche Roselle) è affidata a cooperative di donne: una volta essiccati al sole, risultano essere ricchi di antociani (potenti antiossidanti e coloranti ai cui i fiori devono la loro colorazione rosso blu), di vitamina C ed acidi organici, di zuccheri e mucillaggini.
Nella tradizione indiana, dove è noto con il nome ayurvedico di Jaswand, i fiori di Hibiscus sono parte fondamentale delle Puja, le cerimonie devozionali, spesso associati ai petali di rosa ed ai fiori di loto, e sono raccomandati nella medicina Ayurvedica per purificare il sangue ed il cuore, sia fisicamente che spiritualmente, e come aiuto in caso di stress.
I fiori di Ibisco sono commestibili e come detto sono utilizzati nella cucina tradizionale locale mentre le sue foglie più giovani ed i germogli sono apprezzati come verdura.
In medicina naturale, i fiori di ibisco (anche sotto forma di pratiche bustine) possono essere utilizzati per la preparazione del karkadè, semplicemente facendoli sobbollire dolcemente in acqua.
Il karkadè è considerato utile come antisettico delle vie urinarie, come alleato della circolazione, coadiuvante nel processo digestivo, inoltre le sue proprietà lassative, associate alla presenza di mucillagini, lo rendono un valido aiuto per l’espulsione delle sostanze indesiderate dall’intestino.
Ovviamente per l’uso interno fatevi sempre consigliare dal medico o dall’erborista perché anche il karkadè non è immune da controindicazioni, soprattutto se assunto in grandi quantità, ed è assolutamente sconsigliato in gravidanza ed allattamento.
In cosmesi, gli antociani dell’ibisco sono principalmente ricercati per le loro proprietà antiossidanti, in grado di catturare i radicali liberi e di neutralizzarli, e gli conferiscono spiccate doti anti-age, arricchite anche grazie alla presenza di acidi di frutta, in grado di stimolare la produzione del collagene della pelle.
Sotto forma di macerato acquoso (=infuso), i fiori di Ibisco possono essere utilizzati per la preparazione di prodotti anti-age, per la colorazione sui toni del rosa viola di creme corpo/viso, in particolar modo per la cura della pelle secca, stanca, opaca, irritata o matura, oppure, sotto forma di polvere, per la preparazione di fard, ombretti e rossetti.
Nella cura dei capelli, l’infuso, al pari della polvere di ibisco, è indubbiamente suggerito come rimedio per stimolarne la crescita, prevenire le doppie punte e donare lucentezza, abbinato ad altre erbe ayurvediche o ad agenti idratanti.
Dato il suo pH acido, l’infuso di fiori di ibisco, può infine essere utilizzato come ultimo risciacquo dei capelli, al posto del più tradizionale acqua e aceto, anche per sfruttarne lievemente il potere tintorio, che rimane comunque abbastanza blando, ma su base fredda potrebbe essere gradito.
Per esaltare i riflessi caldi già presenti, è inoltre possibile utilizzare il karkadè per la preparazione di gel di amido o di semi, semplicemente sostituendolo all’acqua.
Sempre parlando del karkadè, in ragione del suo pH fortemente acido, se ne sconsiglia l’utilizzo nella preparazione dell’hennè qualora si desiderasse raggiungere un tono freddo, sul ciliegia/mogano per intenderci, mentre è consigliato per il raggiungimento di un tono caldo sul rosso rame.
Logicamente, si parla di pure regole generali, in quanto su base ben stratificata fredda l’aggiunta del karkadè nella preparazione dell’impasto non dovrebbe ostacolare i riflessi desiderati, soprattutto se abbinata ad una posa lunga.
Peraltro, in linea generale per ottenere riflessi viola su base fredda è piuttosto consigliabile privilegiare la polvere di ibisco, che rimane sicuramente acida, ma che abbinata ad hennè trattato al freddo ed a pose lunghe può regalare maggiori soddisfazioni.
Anche in questo caso, vale la regola generale che solo la lawsonia si lega alla cheratina del capello, pertanto utilizzare solo polvere di ibisco su base non hennata potrebbe, almeno in teoria, regalare riflessi temporanei, il consiglio è pertanto quello di abbinarla sempre all’hennè.
Come noto, se associata con l’henné, la polvere di ibisco offre sublimi tonalità rosse e mogano, fino al viola, ma necessita di alcune attenzioni e cautele per essere utilizzata al meglio, in particolare se ne sconsiglia l’uso in abbinamento al bicarbonato, che tende a neutralizzarne l’effetto tintorio, se non in dosi attentamente misurate. Piuttosto, si suggerisce di abbinare all’ibisco un pizzico di sale.
Pertanto, qualora desideraste abbinare l’ibisco in polvere ad hennè trattato con bicarbonato per raggiungere il tono freddo, si consiglia di preparare a parte la polvere di ibisco e solo successivamente di unire il tutto.
Al di là del potere tintorio, la polvere di Ibisco è sicuramente consigliata per donare lucentezza ai capelli, stimolarne la crescita, come coadiuvante nella lotta alla forfora e quale condizionante.
Da non dimenticare, infine, la meravigliosa linea proposta da Shea Moisture al cocco ed ibisco, semplicemente indimenticabile per chi combatte contro l’effetto crespo e desidera definire il riccio.
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