Fisiologia del capello

Tutti i popoli della terra, da sempre, hanno considerato i capelli come elemento fondamentale a sostegno della personalità, del fascino, della seduzione.
La simbologia che la capigliatura ha assunto nelle diverse civiltà ha permesso di differenziare ruoli e caste sociali, di esprimere potere, di incutere timore o di acquistare credibilità… l’acconciatura è dunque un complesso codice di espressione individuale” *.

Queste parole ben descrivono l’importanza dei capelli in tutte le epoche storiche e presso le diverse etnie; sarebbe sicuramente interessante studiare i periodi storici più significativi attraverso lo studio delle acconciature in voga, ovviamente giunte a noi con riferimento alle classi più abbienti in grado di fare tendenza.
Così come sarebbe interessante studiare il valore simbolico attribuito ai capelli nelle varie epoche ed etnie.

Per ora, però, limitiamoci a conoscere meglio la struttura del capello, anche per capire come trattarlo in modo delicato e naturale.

Il capello è per sua natura composto da pochi, ma fondamentali elementi, seppur con tutte le differenziazioni personali del caso, appare pertanto del tutto inutile pensare di intervenire esternamente con ritrovati a base di sostanze che nulla hanno a che vedere con la struttura pilifera, tipo i siliconi, tanto per citare un nome a caso che la moderna cosmesi cerca di proporci praticamente ogni giorno.

Da un punto di vista FUNZIONALE, possiamo dire che i capelli hanno un’importante funzione protettiva della scatola cranica e del suo contenuto, sia dagli urti, sia per mantenere ai giusti livelli la temperatura interna, visto che le cellule cerebrali entrano in sofferenza già a 50° di temperatura e si rende necessario proteggerle dal calore del sole nel modo più efficace possibile; ciò è fondamentale soprattutto a certe latitudini, ed è il motivo per cui più ci si avvicina all’equatore e più i capelli si infittiscono, in modo da creare uno strato isolante dai raggi perpendicolari del sole, ossia diventano afro.

Da un punto di vista MORFOLOGICO, i capelli possono presentare consistenti differenze a seconda dell’etnia di appartenenza:

  • nelle etnie LISSOTRICHE (di origine asiatica od amerinda) i capelli sono particolarmente lisci in virtù della loro sezione rotonda, nonchè grossi, e possono raggiungere lunghezze ragguardevoli,
  • nelle etnie ULOTRICHE (di origine africana) i capelli appaiono particolarmente crespi in virtù di una sezione molto appiattita,
  • nelle etnie CIMOTRICHE (di origine caucasica) i capelli sono spesso ondulati in virtù di una sezione intermedia tra le due precedenti.

Logicamente, la mescolanza di queste etnie, storicamente verificatasi, produce tipologie di capelli molto differenti tra loro, schematicamente indicati, sulla base del modello proposto da Andre Walker (hair stylist delle star), in quattro tipi:
1 = capelli lisci, 2 = capelli ondulati, 3 = capelli mossi e ricci 4 = capelli crespi (afro),
e tre sottotipi (da A a C) che indicano lo spessore del capello, partendo dal più fino “A” al più voluminoso “C”.

Da notare che, molto spesso, in uno stesso soggetto, i capelli, pur nel rispetto delle caratteristiche di base dell’etnia di appartenenza, risultano appartenere a diverse tipologie, per esempio essere più crespi vicino alla cute che sulle lunghezze, si tratta di una peculiarità del tutto soggettiva che fa parte del nostro patrimonio genetico, ovviamente non modificabile.

Da un punto di vista STRUTTURALE, del singolo capello possiamo analizzare:

la cosiddetta Sezione longitudinale, che ci permette di identificare i 3 segmenti principali:
il FUSTO, ossia la parte emersa, che possiamo vedere e toccare,
la RADICE, ossia la parte inserita nel follicolo, che lo percorre in tutta la sua lunghezza, ovviamente celata alla vista,
il BULBO, ossia la porzione a forma di ampolla che poggia sulla papilla germinativa, quindi localizzata nella parte più profonda del follicolo.

la cosiddetta Sezione trasversale del capello, che ci permette di identificare le 3 porzioni concentriche che lo costituiscono:
il MIDOLLO, ossia la parte più interna, che percorre come un canale la parte centrale del capello ed è considerata una struttura senza particolari funzioni, tanto che può mancare totalmente o solo per alcuni tratti. Il Midollo può contenere piccoli frammenti lamellari ed a volte materiale spugnoso, ma spesso è completamente vuoto e l’aria al suo interno induce a pensare al midollo come ad un sistema isolante dal freddo e nell’uomo, probabilmente, rappresenta solo un residuo ancestrale,
la CORTECCIA, ossia la componente fibrosa del capello (nonché la sua porzione più consistente, pari a circa l’80% della massa), alla quale sono dovute le caratteristiche di elasticità e di resistenza. La corteccia è formata da numerose cellule di forma allungata, denominate Fusi, disposte secondo l’asse longitudinale del capello. Tali cellule sono sovrapposte in più strati ed ancorate tra loro in virtù di piccole protuberanze chiamate “creste”, che contengono un elevato numero di granuli di pigmento melaninico,
la CUTICOLA, ossia la porzione più esterna del capello, formata da 5-7 strati di cellule grandi ed appiattite (squame), disposte parzialmente sovrapposte le une alle altre e col margine libero rivolto verso l’alto. Le squame costituiscono una sorta di corazza protettiva per gli strati più interni e, di conseguenza, sono le prime a risultare danneggiate da interventi chimici o fisici. È infatti sufficiente che i loro margini si sollevino, anche solo parzialmente, per rendere difficoltosa la pettinabilità.
Tra la corteccia e la cuticola è stata identificata una sostanza in grado di “cementare” le varie fibre: non è ancora del tutto chiara la sua natura, ma si suppone sia composta da cheratina di tipo completamente differente rispetto a quella principale costituente il capello (cheratina amorfa).

La LUMINOSITA’ del capello dipende dalla corretta disposizione delle cellule della cuticola e da un perfetto collabimento dei loro margini, infatti, solo così la luce si potrà riflettere in maniera uniforme ed il nostro occhio potrà percepire il riflesso omogeneo come luminosità.
Normalmente, verrebbe da osservare che un capello sano sarà anche e necessariamente un capello lucido, ma questa circostanza si rivela meno vera nel caso dei capelli ricci, che per la loro struttura ad elica tendono a riflettere in modo meno omogeneo la luce.

Ciò premesso, è importante osservare come il capello, di fatto, sia costituito per lo più da una parte che potremmo definire “morta” (il fusto), quella visibile, ed una parte che potremmo definire “viva” (la radice), che ne assicura la crescita ed il rinnovamento, non visibile ad occhio nudo.

Ne consegue, che la salute e la crescita dei capelli, in massima parte, dipendono da fattori interni, quali una corretta alimentazione, i livelli ormonali, lo stato di salute generale e l’assunzione di farmaci, sui quali è possibile intervenire solo parzialmente.

Ciò non esclude, peraltro, che si possa, seppur in misura minore, intervenire dall’esterno con trattamenti che siano in grado di assicurare una maggior salute del capello, ad esempio con impacchi mirati o l’uso di prodotti naturali, privi di derivati petroliferi.

Da un punto di vista CHIMICO, i capelli sono formati per il 95% da fibre proteiche caratterizzate dalla presenza di aminoacidi solforati come la cisteina e la cistina, per il restante 5% acqua, pigmento melanico, lipidi ed oligoelementi.

In particolare, il fusto è composto prevalentemente da proteine fibrose dette CHERATINE, più precisamente alfa-cheratine, dalla forma elicoidale, incluse in una matrice amorfa di proteine non fibrose (costituita da proteine ad altissimo od alto contenuto di zolfo e da proteine ad alto contenuto di tirosina e glicina).

Nel capello sono presenti svariate cheratine, con diversi rapporti fra gli aminoacidi e con pesi molecolari diversi; tra i principali aminoacidi che compongono la cheratina si ricorda: la cistina (17,5%), la serina (11,7%), l’acido glutammico (11,1%), la treonina (6,9%), la glicina (6,5%) ed infine l’arginina (5,6%).

I legami tra le molecole di cheratina che costituiscono i capelli possono andare soggetti a rottura per effetto dell’azione di agenti esterni, alcuni dei quali indubbiamente evitabili, quali le tinture chimiche, i cosmetici aggressivi, la piastra/ferro ed in generale le eccessive fonti di calore, altri controllabili seppure in parte, quali l’esposizione ai raggi UVA, al vento ed agli agenti atmosferici, al sale del mare o cloro della piscina, allo smog, al freddo; ciò determina un indebolimento generale del capello che diventa ruvido ed opaco.

I lipidi presenti nella struttura chimica del capello sono formati da trigliceridi, cere, fosfolipidi, colesterolo, squalene ed acidi grassi liberi.
Si riescono ad evidenziare quantitativamente con molta difficoltà, in quanto risultano derivati per la maggior parte dal sebo, presente sul cuoio capelluto e solo per trasferimento sui capelli.

Il sebo presente sul cuoio capelluto, assieme al sudore, costituisce il naturale film idro-lipidico del capello, necessario per proteggere la cute e la fibra capillare dalle aggressioni esterne, lubrificando ed impermealizzando il fusto del capello sì da evitarne la disidratazione e contestualmente l’assorbimento dell’umidità esterna, causa della tendenza dei capelli a manifestare l’effetto crespo. Da notare che in linea generale, il sebo si distribuisce solo parzialmente sulla superficie dei capelli, fino a circa 15 cm di distanza dal cuoio capelluto, motivo per il quale i capelli molto lunghi sono anche molto secchi nella parte finale e tendono ad assottigliarsi.

I minerali od oligoelementi della struttura chimica del capello rappresentano una componente essenziale dei sistemi proteico-enzimatici.
Sono rappresentati per lo più da: ferro, magnesio, zinco, rame e piombo.

La carenza di proteine e/o sali minerali nella struttura chimica del capello può creare problemi per la salute dei capelli, ed è evidente al microscopio per la presenza di un fusto sottile associato a bulbi molto piccoli.

La resistenza alla trazione del capello è conseguenza diretta dell’interazione tra cheratine e proteine della matrice che ingloba le proteine stesse.
Il comportamento chimico globale del capello può variare a seconda delle diverse cheratine presenti.
La cheratinizzazione è regolata da ormoni, vitamine e fattori genetici, e risulta collegata al metabolismo del colesterolo ed alla sua esterificazione con acidi grassi sintetizzati dall’epidermide.
Carenze dietetiche e/o difetti enzimatici delle vie di sintesi del colesterolo e degli acidi grassi possono condurre ad una cheratinizzazione anomala che comporta difetti strutturali del fusto.

La colorazione dei capelli dipende dalla diversa distribuzione, in forma granulare, di MELANINA, il pigmento prodotto dai melanociti, siti all’interno del bulbo.

Precisamente, i melanociti sintetizzano due differenti tipi di melanina:

  • Eumelanina, che conferisce una colorazione scura ai capelli, dal castano al nero,
  • Feomelanina, che conferisce una colorazione chiara ai capelli, dal biondo al rosso.

Nei soggetti con capelli biondi, i pigmenti di melanina sono presenti solo nella cuticola, nei soggetti con capelli scuri i pigmenti sono contenuti anche nel midollo.

La differenza di colorazione dei capelli è anche associata ad una diversa presenza di oligoelementi: il ferro è più abbondante nei capelli rossi, il magnesio in quelli neri, il piombo in quelli castani.

La gamma di colori dei capelli umani risulta essere, ovviamente, il frutto di una diversa combinazione di questi due tipi di melanina ed il risultato di un patrimonio genetico che contraddistingue ciascun individuo. Il colore più diffuso statisticamente è il nero, il meno diffuso il rosso.

I pigmenti colorati sono insolubili in acqua, ma risultano solubili negli acidi forti e possono essere intaccati dall’acqua ossigenata, non a caso contenuta nelle decolorazioni professionali.

Con l’invecchiamento, l’attività dei melanociti diminuisce e diviene irregolare e compaiono i primi capelli grigi o bianchi.
Dopo una certa età, i melanociti diminuiscono di numero fino a scomparire, così che il nuovo capello che cresce appare completamente bianco.
Ovviamente, l’età in cui spuntano i primi capelli bianchi e la loro velocità di sviluppo è variabile da individuo a individuo, e dipende tantissimo dall’ereditarietà familiare.

Va da sé, che qualsiasi trattamento chimico volto a modificare la struttura naturale del capello, inevitabilmente avrà come risultato quello di distruggere la cheratina del capello, rendendolo fragile e soggetto alla rottura.

Tra i trattamenti chimici più lesivi per la salute del capello, che si consiglia quindi di evitare, possiamo ricordare:

  • decolorazione: utilizzata per rendere il capello di una o più tonalità più chiare, alterando chimicamente la melanina naturalmente presente, attraverso l’impiego di agenti ossidanti in soluzione alcalina od acqua ossigenata (necessarie per indurre l’apertura delle cuticole in modo da far sì che la decolorazione si leghi alla melanina del capello), anche in abbinamento ad un agente colorante a seconda del colore finale che si vuole ottenere (ovviamente ad un maggior impiego di acqua ossigenata corrisponde una maggiore decolorazione). Con la decolorazione la eumelanina viene ossidata più facilmente (ragione per cui se il trattamento non è effettuato bene i capelli decolorati assumano un colorito rossastro), mentre ripetendo più volte la decolorazione, si rimuove completamente anche la feomelanina e i capelli diventano di un giallo-rossastro simile al colore della nicotina (che è il colore della cheratina). La decolorazione distrugge circa il 50% dei ponti di cistina che collegano gli aminoacidi e quindi la resistenza del capello si riduce di circa la metà. Logicamente, ripetere il trattamento produce un danno permanente alla cuticola, le cui squame rimangono permanentemente sollevate: quanto sopra determina l’aumento della porosità del capello esponendo il capello, in caso di ulteriori decolorazioni, al rischio di assumere tonalità irregolari, ed inevitabilmente rendendolo inesorabilmente debole, fragile, opaco e soggetto alle rotture. Un capello da tagliare, in buona sostanza (info tecniche dal sito del Gruppo Italiano di Tricologia). Da notare che anche le ricette spacciate in rete per naturali che simulano l’effetto della decolorazione, seppur in misura più blanda e che quindi si consiglia di ripetere con maggior frequenza (aiuto), che prevedono vuoi la cosiddetta schiaritura inglese vuoi l’uso della vitamina C, alterano la struttura del capello, rovinandolo, senza se e senza ma, come abbiamo visto nell’articolo dedicato a come accentuare i riflessi chiari naturali senza danneggiare i capelli;
  • permanente: si tratta di un trattamento professionale che necessita dell’utilizzo di sostanze alcaline utilizzate per poter aprire le squame della cuticola e determinare il riarrangiamento dei ponti di zolfo presenti tra le molecole di cheratina, andando di conseguenza a modificare la forma del capello, da liscio/mosso a riccio. La rottura di tali ponti di solfuro incide pesantemente sulla struttura del capello, che risulta indebolito, estremamente secco e tendente alla caduta;
  •  stiratura alla cheratina o Brasiliana: si tratta di trattamenti liscianti eseguiti nei saloni professionali (e purtroppo anche a domicilio, senza alcuna possibilità di controllare l’INCI dei prodotti), che si basano sull’utilizzo di formaldeide (o cessori di formaldeide), sotto forma di formalina (soluzione acquosa), applicata sui capelli e fissata a caldo. Si tratta di trattamenti che prevedono due step: il primo dal parrucchiere (lavaggio con shampoo alcalino e breve asciugatura, applicazione del prodotto lisciante ciocca per ciocca, con posa di circa 30 minuti, breve asciugatura e piastra ciocca per ciocca), il secondo a domicilio (divieto assoluto di lavare od esporre ad umidità i capelli per almeno 3/4 giorni, divieto di effettuare acconciature, di usare fermacapelli ed elastici, utilizzo di prodotti professionali specifici per il lavaggio nei giorni successivi). La formaldeide è in grado di rompere i legami di solfuro (i cosiddetti ponti di zolfo, la cui posizione determina la forma del capello) tra le proteine dei capelli, da qui l’effetto lisciante che perdura per circa due/tre mesi. Oltre ai rischi per la salute, che si possono approfondire nell’articolo dedicato agli ingredienti da evitare nell’INCI, si registrano inevitabili danni ai capelli, dovuto alla rottura dei ponti chimici che legano le proteine dei capelli e che a lungo termine ne determinano estrema secchezza, fragilità, rottura, costringendo al taglio;
  • tinta chimica: utilizzata per modificare la colorazione naturale e/o coprire i bianchi, la tinta chimica va ad intaccare la struttura del capello, depigmentandolo per poi modificarne il colore con pigmenti di sintesi, in modo aggressivo per quanto possa essere proposta sul mercato come delicata, con estratti vegetali o senza ammoniaca. Tecnicamente è possibile distinguere tra due diverse tipologie di tinte chimiche: le colorazioni tono su tono o semipermanenti, che garantiscono una colorazione temporanea e che non consentono di cambiare il colore in maniera radicale ne possono essere usate come schiarenti. Si tratta delle tinte meno aggressive disponibile sul mercato, ma danneggiano comunque il capello e soprattutto possono comunque contenere ingredienti tossici; le tinture permanenti ad ossidazione, che si rivelano in grado di penetrare nella struttura del capello, avendo un pH fortemente alcalino per la presenza di ammoniaca e di un ossidante (acqua ossigenata). Quest’ultima tipologia, circa l’80%  delle tinte presenti sul mercato, GdO compresa, si rivela veramente molto aggressiva perché strutturate per assicurare una tenuta prolungata del colore. Nel caso delle tinte chimiche si pone anche il problema connesso alla presenza di PPD, come abbiamo visto nell’articolo dedicato.

 

* Blog terra di sole;

 

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