Ingredienti da evitare nei cosmetici (INCI)

Dopo aver visto cosa si intende per INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), vediamo, per macrocategorie (in ordine alfabetico), quali ingredienti evitare assolutamente nella scelta di cosmetici in quanto NOCIVI per la salute o l’ambiente.

ALCOOL DENATURATO: sostanza fortemente allergizzante, può scatenare allergie da contatto nei bambini ed in soggetti predisposti, soprattutto se collocata nelle prime posizioni dell’INCI. Nei prodotti per capelli può generare secchezza estrema. Sarebbe pertanto da evitare a prescindere.

AMINE E AMINO-DERIVATI (MEA, TEA, DEA ovvero monoethanolamine, diethanolamine, triethanolamine): si tratta di acidi grassi di sintesi o ricavati dall’olio di cocco (Cocamide), inseriti nei cosmetici per rendere più viscose e cremose le preparazioni o per produrre più schiuma. Sono presenti soprattutto nei detergenti, come shampoo e bagnoschiuma, oppure nelle varie preparazioni cosmetiche in quanto regolatrici del ph. L’accusa più pesante mossa a questo gruppo di ingredienti è quella di poter formare nitrosammine a contatto con la pelle, sostanze che si formano dalla combinazione di nitriti e ammine, riconosciute come cancerogene. Nei prodotti cosmetici questo accade in particolare quando le ammine si trovano accanto ad alcuni ingredienti, chiamati nitrosanti (tra i quali 2-bromo-2-nitropropane-1,3-diol; 2-bromo-2-nitro-1,3-propandiolo; 5-bromo-5-nitro-1,3-dioxane; methyldibromo glutaronitrile). Altre ombre si addensano però sulle ammine, accusate di essere disidratanti e di favorire la formazione di acne, sensibilizzazioni cutanee, forfora, prurito, dermatiti da contatto. In etichetta possono essere individuate con i seguenti nomi: Cocamide DEA, Oleamide DEA, Lauramide DEA, Cocamide TEA, Oleamide TEA, Lauramide TEA, Cocamide MEA, Oleamide MEA, Lauramide MEA, Linoleamide DEA, Myristamide DEA, Stearamide DEA, DEA-Cethyl Phosphate, DEA-Oleth-3 Phosphate, TEA-Lauryl Sulfate, Thiethanoamine. Da evitare assolutamente.

CATRAME DI CARBON FOSSILE: noto carcinogeno vietato nell’UE, ma ancora utilizzato nel Nord America, impiegato nei trattamenti anti-forfora, nei prodotti contro i pidocchi e per la cura della pelle secca. Da evitare in assoluto.

COAL TAR: si tratta di catrame minerale che, per la sua attività riducente e antiseborroica, trova impiego in molte creme antri prurito e nei trattamenti per il cuoio capelluto ma può dar luogo a fenomeni di fotosensibilizzazione. Sarebbe opportuno evitarlo.

COMPOSTI NANOPARTICELLARI: (MBBT, biossido di titanio, ossido di zinco): I nanomateriali sono ammessi nei prodotti cosmetici ma devono essere identificabili in etichetta. Il biossido di titanio è usato come opacizzante, filtro UV o colorante. Come filtro UV è consentito in una massima concentrazione del 25%. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro lo ha classificato però come cancerogeno per la respirazione. Dal 2011, l’Agenzia nazionale per la sicurezza dei cosmetici (ANSM) non consiglia uso di prodotti solari con biossido di titanio in forma di nanoparticelle sulla pelle scottata; per gli spray solari con nanoparticelle, si sconsiglia invece l’utilizzo sul viso e in un ambiente chiuso. Per quanto riguarda gli altri filtri chimici e schermi minerali, il comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (CSSC) ha convalidato l’uso, con riserve sulla possibile inalazione che avrebbe gravi effetti sui polmoni. I nanomateriali causerebbero tra l’altro anche danni ambientali. Per un principio di precauzione sono da evitare soprattutto nei bambini ed in ambiente chiuso.

CONSERVANTI ovvero tutte quelle sostanze che devono essere addizionate ai cosmetici contenenti acqua, per evitare che si sviluppino muffe o batteri.

  • FORMALDEIDE (*) (Formaldehyde or formalin; formic aldehyde; oxymethylene): si tratta di una sostanza presente in tantissimi prodotti di uso comune, purtroppo largamente usata anche nella conservazione dei cosmetici. Prodotti come fondotinta, shampoo e smalti contengono formaldeide che oltre ad essere una sostanza conservante è un potente battericida. In particolare, la formaldeide viene aggiunta allo smalto per facilitare l’adesione alle unghie, come indurente, per migliorare la luminosità, la rigidità e l’applicazione e nei prodotti per parrucchieri nello shampoo, ma soprattutto nei prodotti per la stiratura dei capelli (che vedremo meglio a fondo articolo). L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha stabilito che ci sono sufficienti prove della responsabilità della formaldeide nell’insorgenza del cancro nasofaringeo negli umani, e prove consistenti ma non sufficienti di un suo collegamento con la leucemia. Ciò nonostante sia stata accertata la sua cancerogenicità, la formaldeide continua ad essere contenuta in una vasta gamma di prodotti, anche se a concentrazioni molto basse. Il Regolamento UE sui cosmetici infatti non ne proibisce l’uso, ma definisce la percentuale massima utilizzabile, che nel caso non venga impiegato come conservante non può superare il 5% relativamente a prodotti per le unghie (percentuale a dire poco elevata). Le percentuali  massime ammesse come conservante sono invece le seguenti: 0,1% nei prodotti per il cavo orale “da non usare negli aerosol” e 0,2% per gli altri prodotti, con obbligo di indicare, per i prodotti finiti contenenti formaldeide o sostanze che figurano nel presente allegato e che liberano formaldeide, obbligatoriamente sull’etichetta la dicitura: «contiene formaldeide», qualora la concentrazione di formaldeide nel prodotto finito superi lo 0,05 %”. Il problema è quindi anche quello connesso alla presenza di Cessori di formaldeide, che al di sotto di una certa percentuale possono anche non essere indicati in etichetta. Ovviamente si tratta di sostanze da evitare come la peste.
  • CESSORI DI FORMALDEIDE (*)  (2-Bromo-2-Nitropoane-1,3-Diol (Bronopol), Diazolidinyl urea, Imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin, Quaternium-15, Benzylhemiformal): si tratta di conservanti altamente allergizzanti, utilizzate in molti cosmetici di scarsa qualità come conservanti, che si si decompongono rilasciando formaldeide. Purtroppo, stando alla normativa vigente non sono solo ammessi, ma se contenuti in piccola parte possono benissimo nascondersi tra gli INCI senza l’obbligo di segnalare per questo la presenza di formaldeide nel prodotto. L’uso di prodotti contenenti questo tipo di conservanti può esporre soggetti sensibili a irritazioni di cute, occhi e vie respiratorie o causare eczemi, prurito e dermatiti da contatto. Sono pertanto da evitare in assoluto.
  • QUATERNIUM 15 (Cessore di formaldeide): si tratta di un sale di ammonio utilizzato come tensioattivo e conservante ad ampio spettro efficace contro muffe, funghi e batteri in shampoo, balsami, saponi liquidi, prodotti per la rasatura, creme idratanti, protezioni solari, detergenti, disinfettanti, saponi da bucato e prodotti per bambini, nonché in molti cosmetici per il make-up degli occhi, nei fondotinta, nelle lozioni idratanti e nelle creme solari. È nocivo perché rilascia formaldeide, è tossico e dà luogo a fenomeni di sensibilizzazione. In etichetta può essere individuato dai seguenti sinonimi: 1-(3-Chloroally)-3,5,7-triaza-1-azoniaadamantane chloride, Chloroallyl methenamine chloride, Azoniaadamantane chloride, Methenamine-3-chloroallylochloride, cis-1-(3-chloroally) 3,5,7-triaza-1-azoniaadamantane chloride, N-(3-Chloroallyl) hexaminium chloride, Dowicil 75, 100, 200, Preventol D 1. Da evitare in assoluto.
  • TRICLOSAN: si tratta di un policloro fenossi fenolo, che si presenta sotto forma di polvere bianca, insolubile in acqua ma solubile in alcol, glicole propilenico, tensioattivi ed oli. Ha proprietà antimicrobiche in virtù della sua capacità di ridurre la sintesi degli acidi grassi necessari per la corretta formazione della parete batterica. E’ utilizzato in prodotti deodoranti, in detergenti per le mani e gel ad azione antimicrobica, nei dentifrici come antiplacca ed antitartaro, nei prodotti per il trattamento dell’acne, spesso impiegato in associazione con altri conservanti per potenziarne l’efficacia antibatterica. E’ consentito l’uso nei cosmetici fino a una concentrazione massima dello 0,3%. Si tratta peraltro di un antitraspirante molto aggressivo, che impedisce la normale traspirazione della pelle e può causare pruriti e irritazioni, e che soprattutto, a contatto con la pelle, può entrare nel sangue ed essere trasmesso con il latte materno. Da notare che la sua struttura molecolare e la formula chimica sono simili a quelle della diossina e che il processo di fabbricazione del triclosan può produrre diossina, la quale come sappiamo ha un enorme grado di tossicità. Da qui le molteplici campagne ambientaliste per promuoverne l’eliminazione. Non a caso negli USA è stato recentemente proibito l’uso nei disinfettanti e saponi, mentre in UE è tutt’ora permesso. Secondo un recente approfondimento di Altroconsumo, un uso prolungato di cosmetici contenenti triclosan può contribuire all’insorgere di allergie, senza contare che si tratta di una sostanza dannosa per l’ambiente. Da evitare in assoluto.
  • PARABENI (methylparaben, ethylparaben, propylparaben, isobutylparaben, butylparaben e benzylparaben): dal punto di vista chimico i parabeni sono esteri dell’acido 4-idrossibenzoico, anche se esistono parabeni presenti in natura (il tipico esempio è il metilparabene che si trova nei mirtilli). Generalmente, peraltro, i parabeni presenti in commercio (nei cosmetici e negli alimenti) sono di origine sintetica e vengono ottenuti mediante un processo di esterificazione dell’acido para-idrossibenzoico con un determinato alcol. Sono inseriti nei cosmetici in qualità di conservanti, a basso costo, grazie alle loro proprietà battericide e funghicide. In quanto tali, vengono ampliamente usati come conservanti nelle creme idratanti, solari, nei dentifrici, negli shampoo, nei detergenti intimi, nei deodoranti, nei gel da barba, insomma in tantissimi cosmetici di uso quotidiano, persino nei cosiddetti prodotti “naturali” o “organici” . È stato ampiamente dimostrato che queste sostanze penetrano attraverso la pelle e restano intatte all’interno del tessuto, accumulandosi. Sebbene siano legalmente autorizzati nell’UE, anche i parabeni sono seriamente sospettati di essere cancerogeni. Non sussistono in proposito dati scientifici univoci circa la sussistenza di un rapporto causa effetto tra utilizzo di sostanze contenenti parabeni e tumori, quello che è certo è che alcune di queste sostanze sono certamente allergizzanti e disturbatori endocrini, vale pertanto il discorso di evitarli in assoluto in via precauzionale. Da notare che dal 2014, in UE Propylparaben e Butylparaben sono vietati nei prodotti cosmetici senza risciacquo destinati ai bambini al di sotto dei 3 anni. In ragione di un principio di precauzione sono da evitare in assoluto sempre e comunque.
  • KATHON CG (miscela di clorometilisotiazolinone, metilisotiazolinone e sali di magnesio / cloruro e nitrato): si tratta di un antimicrobico ad ampio spettro d’azione, incolore ed inodore contenuto nei dermocosmetici, nei prodotti per l’igiene personale e nei prodotti per la casa. Dal punto di vista tossicologico, il Kathon CG, è stato classificato come irritante primario nonostante abbia un grandissimo utilizzo. Il suo uso in Europa non è consentito nei prodotti topici medicamentosi, come additivo alimentare e nei prodotti per uso interno. Nei cosmetici è invece consentito, ma solo entro determinati limiti (0.01% è la concentrazione massima autorizzata. È possibile trovarlo sulle etichette con dei sinonimi come Kathon® 886, Kathon® UT e Kathon® GG): Isotiazolina, Acticide™, Algucid CH 50™, Amerstat 250™, Euxil K100™, GR856 Izolin™, Grotan TK2™, Metatin GT™, Mitco CC™, MI/MCI, Mn 323™, Parmetol™. Da evitare in assoluto nei bambini e soggetti potenzialmente allergici.
  • BHA (Butilidrossianisolo): noto come BHA o E320, si tratta di un fenolo alchilato, vietato negli USA, ma non in UE, utilizzato come conservante (ed antiossidante), spesso associato al BHT, nelle preparazioni cosmetiche a base oleosa (ivi compresi gli oli puri, al posto della più cara vitamina E), in ragione del basso costo, per evitare l’irrancidimento di oli e burri. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato il BHA come possibilmente cancerogeno per l’uomo, nei topi l’esposizione prolungata a questo componente ha causato problemi a fegato, tiroide e reni. E’ inoltre provato che questo ingrediente interferisca con le funzioni ormonali. E’ ritenuto tossico per le specie acquatiche. Nelle preparazioni cosmetiche è contenuto come: ANTIOXYNE B; ANTRANCINE 12; EEC NO. E320; EMBANOX; NIPANTIOX 1-F; PROTEX; SUSTANE 1-F; TENOX BHA. Da evitare in assoluto.
  • BHT (idrossitoluene butilato): si tratta di un fenolo alchilato, utilizzato, spesso in associazione a BHA, quale antiossidante nelle preparazioni cosmetiche a base oleosa (compresi gli oli puri, al posto della più cara vitamina E), in ragione del basso costo, per evitare l’irrancidimento di oli e burri. Nel caso di uso alimentare, gli studi dimostrano che ha effetto come interferente endocrino, in particolare sugli estrogeni, seppur basso rispetto ad altre sostanze. In cosmetologia gli studi, anche se pochi, dimostrano che la penetrazione è molto bassa e lenta e che non viene convertito nel corpo allo stesso modo di quando si consuma all’interno di prodotti alimentari. Il BHT può anche contenere tracce di toluene seppure minime. I rischi per la salute vengono per questo definiti moderati, ma potrebbe rappresentare un rischio ambientale in particolare per gli organismi acquatici. Nelle preparazioni cosmetiche è contenuto come: DBPC; ADVASTAB 401; AGIDOL; AGIDOL 1; ALKOFEN BP; ANTIOXIDANT 29; ANTIOXIDANT 30; ANTIOXIDANT 4; ANTIOXIDANT 4K; ANTIOXIDANT KB; ANTRANCINE 8. Sarebbe opportuno evitarlo.
  • METHYLISOTHIAZOLINONE (MI) / METHYLCHLOROISOTHIAZOLINONE (MCI): si tratta di conservanti utilizzati nelle preparazioni cosmetiche di bassa qualità, non a caso l’utilizzo di tali conservanti in cosmetica è in aumento dal 2000, in ragione del loro basso costo. In UE il MI è autorizzato in concentrazione massima di 0,01% e la miscela MI / MCI in concentrazione massima dello 0,0015%. Esiste però un’abbondante letteratura scientifica sulle allergie da contatto associate all’utilizzo di questi conservanti anche se si rispettano le dosi consentite. Oltre ad essere potenzialmente allergizzanti, queste sostanze sono anche altamente inquinanti. Va da se che non devono essere assolutamente utilizzate sui bambini e sui soggetti allergici.
  • FENOSSIETANOLO: si tratta di un conservante utilizzato nelle creme viso e corpo o nelle lozioni, la cui concentrazione massima non può superare per legge l’1%. La WECF non lo considera sicuro per i bambini in quanto i dati sono insufficienti per valutare il rischio tossico per la riproduzione (in dosi elevate, effetti tossici per la riproduzione sono infatti stati osservati negli animali). Ha anche effetti epatotossici ed ematologici. Anche in questo caso si tratta di un possibile allergene. Ergo lo sconsiglio assolutamente sui bambini e sui soggetti allergici.
  • EDTA (disodium, tetrasodium, calcium disodium): si tratta di una sostanza ampiamente utilizzata in saponi e prodotti schiumogeni perché toglie la durezza e ha effetto sulla viscosità, è inoltre utilizzata come coadiuvante di altri additivi battericidi. Nel 2002, un gruppo di esperti degli Stati Uniti ha evidenziato la citotossicità e genotossicità dell’EDTA e suoi composti. Ha concluso che l’EDTA facilita il passaggio cutaneo di altre sostanze chimiche aumentandone il pericolo. Dubbio anche l’effetto sulla riproduttività (si sono notate interferenze nel sistema nervoso e induzione di malformazioni nei feti di ratto), basato su studi in vivo e in vitro. Gli effetti tossici sono stati osservati a dosi elevate e soprattutto per l’esposizione di tipo orale. L’EDTA ed i suoi composti sono proibiti dai termini di riferimento del marchio Ecolabel UE per saponi e shampoo e per i detersivi per il bucato già dal 2003. Si tratta di una sostanza altamente inquinante ed ittiotossica. Nell’INCI si può trovare nel finale di alcuni agenti sequestranti (Es. Tetrasodium EDTA, Calcium Disodium EDTA). Da evitare assolutamente.

 

FTALATI (butilbenzilftalato (BBzP- 0.0046%); dibutilftalato (DBP- dallo 0.008% al 5%); dietilesilftalato (DEHP- 0.0025%); dietilftalato (DEP- 2.8%); dimetilftalato (DMP- 0.0033%): si tratta di esteri ftalici, sostanze plastificanti vietate nell’Unione europea ed in California nei giocattoli per bambini, tra questi composti, quello maggiormente utilizzato nei cosmetici, è il DPB impiegato, in particolare, sia come plastificante per smalti e prodotti per capelli sia come solvente per profumi. Sono collegati a delle alterazioni del sistema endocrino, danni al fegato, ai reni e anche al cancro. Possono inoltre essere presenti anche in alcuni capi di abbigliamento, nel cibo e in molti oggetti di uso comune. Si tratta di una tra le sostanze più incriminate, secondo un rapporto di Greenpeace, un grandissimo numero di profumi per uomo e donna delle migliori marche contiene due sostanze che possono avere effetti indesiderati sulla salute: gli ftalati appunto e i muschi sintetici. Da evitare assolutamente.

IDROCHINONE: fenolo, utilizzato nei cosmetici con effetto schiarente, risulta essere nocivo, irritante e pericoloso per l’ambiente. Anche se ne è stato vietato l’uso dall’UE come schiarente per la pelle, questa sostanza continua ad essere impiegata nelle tinture per capelli, anche se a concentrazioni basse. Risulta inoltre ancora diffusa in cosmetici di dubbia provenienza quale schiarente cutaneo. Da evitare assolutamente.

METALLI PESANTI: quali piombo, cadmio, cromo, mercurio e alluminio, sono da evitare in quanto tossici ed ad alto rischio cancerogeno. Sono spesso contenuti in cosmetici di bassa qualità o di dubbia provenienza. Ad esempio il piombo, nota sostanza cancerogena, è stata trovata spesso in rossetti e tinture per capelli, ma purtroppo non viene elencata in quanto si tratta di un contaminante, non di un ingrediente, mentre il mercurio, noto allergene che ostacola lo sviluppo del cervello, è stato ritrovato in mascara ed in alcuni colliri. Da evitare assolutamente.

NITROSAMMINE (Triethanolamine, Monoethanolamine, Diethanolamine): si tratta di sostanze emulsionanti e tensioattive, utilizzate per tenere insieme le sostanze acquose e le sostanze grasse all’interno dei preparati cosmetici, in particolar modo creme, sono considerate potenzialmente cancerogene. In etichetta si possono individuare come: NDMA: N-nitroso-dimetilammina, CAS 62-75-9, NDEA: N-nitroso-dietilammina, CAS 55-18-5 e N-nitroso-N-metil-N-dodecilammina, CAS 55090-44-3, NMOR: N-nitroso-morfolina, CAS 59-89-2, NPYR: N-nitroso-pirrolidina, CAS 930-55-2, NBHPA: N-nitroso-bis (2-idrossipropilammina), CAS 53609-64-6, NDELA: N-nitroso-dietanolammina, CAS 116-54-7, NPABA: Esteri dell’acido N-nitroso-para aminobenzoico. Da evitare assolutamente.

OSSIDO DI ZINCO (AGGIORNAMENTO DI ZAGO DEL 9.02.2018): “Questa sostanza, da sempre a pallino giallo, dalla settimana prossima diventa a pallino quasi arancione ) (in realtà rimane giallo perché per certi usi va bene, in altri no!). Cosa succede semplicemente che la inalazione di ossido di zinco presenta dei problemi seri e quindi la UE ne proibisce l’uso nei cosmetici che possono venire inalati. L’esempio classico è la cipria che può essere inalata con facilità. Il regolamento che sancisce l’impossibilità di immettere sul mercato prodotti inalabili con ossido di zinco è il N° 2017/1413 e dispone che: “Da non usare nelle applicazioni che possano comportare un’esposizione dei polmoni dell’utilizzatore finale per inalazione.”.Adesso, al momento dell’acquisto sapete che in una cipria non ci deve essere “Zinc oxide”. Il regolamento entra in vigore il 24 Febbraio 2018″. L’ossido di zinco è indicato in INCI spesso come CI 77947.

OXYBENZONE (Benzophenone-3): chetone aromatico utilizzato nei prodotti solari e in formulazioni antiage per le sue capacità filtranti nei confronti dei raggi UVB e UVA, si accumula nei tessuti grassi e può causare allergie, disturbi ormonali, allergie, danni alle cellule e sottopeso alla nascita. In UE può essere impiegato nei cosmetici ad una concentrazione massima del 10%, mentre l’FDA lo ha approvato come ingrediente sicuro ed efficace in prodotti solari (OTC) fino al 6%. Da evitare assolutamente.

PARAFENILENDIAMINA (PFD o PPD) e relativo tetracloridato: è una sostanza chimica appartenente alla famiglia delle ammine aromatiche che trova impiego come agente scurente delle tinture per capelli (e negli hennè di pessima qualità), con gravi rischi nei soggetti allergici. Per legge la concentrazione massima applicata sui capelli non deve superare lo 0,4 % (come tetracloridrato). Sono peraltro molti i casi di reazione allergica a questa sostanza a causa di una sovraesposizione, sia per i parrucchieri che le utilizzano che per clienti che usano tinte chimiche che la contengono. Molto spesso dà luogo a fenomeni di sensibilizzazione tanto che questa sostanza è stata bandita da molti Paesi europei. Da evitare assolutamente.

PEG (o PoliEtilenGlicoli): si tratta di sostanze utilizzate come emulsionanti, ovvero per mescolare, legare fra loro l’acqua con le sostanze grasse/oleose, che altrimenti non starebbero insieme proprio per la loro natura. Sono usati anche come tensioattivi (sostanze lavanti) per shampoo-olii perchè non producono molta schiuma ma nello stesso tempo detergono efficacemente. Inoltre, in detergenti e shampoo sono utilizzati per ottenere emulsioni viscose, mentre nelle creme consentono di ottenere emulsioni con effetto emolliente e umettante. Si tratta di composti che derivano dalla polimerizzazione dell’ossido di etilene, si tratta pertanto di polimeri che derivano dalla lavorazione del petrolio, ed in quanto tali non sono ecocompatibili, figuriamoci dermocompatibili. Sono dei composti altamente inquinanti utilizzati sia come emulsionanti sia come tensioattivi (oltre che negli antigelo) nei cosmetici come schiumogeni. La sigla PEG è accompagnata da un numero (PEG-2, PEG-30, PEG-400) il quale indica il numero di ossidi di etilene attaccati al composto di base. Possono contenere impurità residue del processo di etossilazione necessario a produrli, sia ossido che diossido di etilene che risulterebbero essere cancerogeni. Dato che possono contenere residui come l’ossido di etilene, “meglio” un PEG con un numero basso che alto”. I PEG possono essere lievemente irritanti, ma sono sicuramente da evitare per l’aiuto che danno ad altri tipi di sostanze ad insinuarsi più facilmente nella nostra pelle. spesso associati all’1,4-diossano e all’ossido di etilene, entrambi noti agenti cancerogeni. secondo uno studio dell’International Journal of Toxicology i fattori inquinanti riscontrati in vari PEG includono l’ossido di ethylene, 1,4 dioxane e metalli pesanti come ferro, piombo, cobalto, nickel, cadmio e arsenico. Vale quindi la pena evitare assolutamente i PEG, soprattutto nei prodotti per bambini.

PETROLATI (Paraffinum liquidum, Mineral oil, Petrolatum, Vasellina, Cera microcristallina): si tratta di composti derivanti dalla raffinazione del petrolio per distillazione, si presentano come una pasta cerosa semitrasparente di colore bianco per le miscele più pure (usate in campo cosmetico e farmaceutico), comunemente utilizzati anche nella produzione di candele, lubrificanti, smacchiatori ed impregnanti del legno. Sono sostanze non biodegradabili, spesso presenti ahimè anche nei prodotti destinati a bambini e neonati e nei prodotti acquistati in farmacia od erboristeria, al posto di ingredienti di maggior costo quali gli oli vegetali puri. I cosmetici con petrolati cercano di limitare l’evaporazione dell’acqua contenuta sulla superficie dell’epidermide, creando una sorta di barriera tra l’ambiente esterno e la pelle, ossia agiscono da agenti filmanti dando una sensazione (del tutto apparente) di levigatezza alla pelle. Inoltre, sono utilizzati per il loro effetto condizionante, solvente ed emolliente. La traspirazione ne risulta ostacolata, i germi presenti sulla pelle restano intrappolati dalla paraffina, provocando irritazioni e favorendo l’acne, specialmente su pelli predisposte. Sono pertanto composti comedogenici, che creano un “tappo” sui follicoli piliferi, facendo sì che cheratina, sebo e polvere si ossidino formando gli odiosi “punti neri”, ovvero i comedoni. Ma quel che preoccupa maggiormente sono le impurità che restano nelle sostanze dopo il processo di raffinazione, che favorirebbero l’invecchiamento e addirittura tumori della pelle. Non a caso i petrolati sono stati riconosciuti dalla comunità scientifica quali sostanze irritanti per pelle e mucose, comedogene e potenzialmente cancerogene.

PLACENTA (ESTRATTO di): sostanza ottenuta da placenta animale, utilizzata in alcuni prodotti per la cura della pelle e dei capelli, può avere effetti nocivi sul sistema endocrino. Da evitare assolutamente.

PICRAMATO o sodium picramato: si tratta di un additivo utilizzato come colorante sintetico di colore rosso, utilizzato nelle tinte chimiche oppure aggiunto all’hennè di scarsa qualità per rinforzarne l’effetto o per ridurre i tempi di posa. Da un punto di vista chimico è una sostanza mutevole, non biodegradabile, altamente allergizzante, teratogena e potenzialmente cancerogena (ad alte dosi). La Normativa Europea prescrive una concentrazione massima nei preparati pronti per l’uso del 2%. Peraltro gli studi tossicologici ad oggi esistenti ritengono non tossica, una percentuale non superiore al 0,1%, mentre si ritiene che una percentuale superiore al 0,2% possa causare reazioni cutanee. Un altro studio ritiene che una percentuale inferiore al 0,1% non si riveli teratogena, ossia in grado di alterare o modificare il normale sviluppo del feto. Ciò non toglie, che per motivi di precauzione il picramato NON debba essere mai utilizzato su gestanti e donne in allattamento (perché potrebbe passare al bambino attraverso il latte materno). Motivo maggiore per utilizzare hennè puro al posto delle tinte chimiche. Da evitare assolutamente in gravidanza, allattamento e nei soggetti potenzialmente allergici.

PPG (stearyl ether o Polipropilenglicole o Glicol polipropilenico): si tratta di utilizzate come emulsionanti, derivati petroliferi, che possono contenere impurità residue del processo di etossilazione, ragione per cui sono certe tracce di diossano e/o ossido di etilene potenzialmente cancerogeno, contribuiscono allo smantellamento della capacità della pelle di assorbire l’umidità ed i nutrienti, lasciando il sistema immunitario vulnerabile. Negli INCI lo troveremo combinato a numeri ed anche a nomi latini e/o inglese, questo perché a differenza dei petrolati, i PPG vengono legati con una base, come ad esempio un olio vegetale (Es. PEG-20 Oleate). Il numero associato al PPG indica quanti moli di moli di ossido di etilene sono “attaccati” ad ogni mole della base, questo valore ci segnala quanti residui ci sono: motivo per cui è meglio privilegiare un numero basso piuttosto che alto. Non è raro trovare la radice Glicol o Glycol, solvente petrolifero, anche in questo caso bisogna fare attenzione. Vale quindi la pena evitarli assolutamente, soprattutto nei prodotti per bambini.

PROFUMO/FRAGRANZA: dietro questa dicitura si possono nascondere innumerevoli sostanze chimiche, come gli ftalati, che possono provocare mal di testa, vertigini, asma e allergie. Diverse sono infatti le sostanze utilizzate per la profumazione dei cosmetici, anche per bambini, riportati nell’INCI come “parfum” o “fragrance”. “. Queste profumazioni non sono esenti da rischi, quello principale anche in questo caso è quello di scatenare allergie. Il comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (CSSC) ha reso noto che l’1-3% della popolazione soffre di allergie agli ingredienti aromatici. È per questo che 32 fragranze sono vietate dal Regolamento Europeo su cosmetici mentre altre 26 devono essere dichiarate in etichetta se presenti al di sopra dello 0,01%. Meglio privilegiare gli oli essenziali, che seppur potenzialmente allergizzanti anch’essi, non sono nocivi per la salute. Vale quindi la pena evitarli assolutamente sui bambini e soggetti potenzialmente allergici.

SALI DI ALLUMINIO (Aluminium chlorohydrate, aluminium stearate, aluminum sulfate): si tratta di sali presenti all’interno di tantissimi prodotti, alimentari e non, ed ovviamente tra i componenti di molti cosmetici, in particolar modo di deodoranti e antitraspiranti, che possono contenere fino al 20% di sali di alluminio sotto forma di cloridrati di alluminio e idrati di zirconio. L’uso prolungato di queste sostanze è collegato al rischio di insorgenza di cancro al seno poiché i sali di alluminio sono in grado di danneggiare in modo significativo il DNA delle cellule, favorendone la degenerazione in cellule cancerogene. Da evitare assolutamente.

SILICONI (Amodimethicone, Behenoxy Dimethicone, Bisamino PEG/PPG-41/3 Aminoethyl PG-Propyl Dimethicone-, Bis-Phenylpropyl Dimethicone, C11-15 Pareth-7, C30-45 Alkyl Cetearyl Dimethicone Crosspolymer, C30-45 Alkyl Dimethicone, Cetearyl Methicone, Cetyl Dimethicone, Cetyl PEG/PPG-15/15 Butyl Ether Dimethicon, Cyclohexasiloxane, Cyclomethicone, Cyclomethicone D4, Cyclomethicone D5, Cyclopentasiloxane, Cyclotetrasiloxane, DEA PG-Propyl PEG/PPG-18/21 Dimethicone, Diisostearoyl Trimethylolpropane Siloxy Silicate, Dimethicone, Dimethicone Copolyol, Dimethiconol Diphenyl Dimethicone, Dimeticol, Disiloxane, Hydroxypropyl polysiloxane, Laureth-9 Lauryl Methicone, Copolyol PCA Dimethicone, PEG/PPG-20/15 Dimethicone, PEG/PPG-20/15 Dimethicone o Dimethicone Copolyol. PEG-12 Dimethicone, Phenyl Trimethicone, Polysilicone-18 Cetyl Phosphate, Poliquaternium-80, Silicone co-polymers, Silicone Resin Spheres (2, 5 & 6 micron), Simethicone, Sodium Dodecylbenzenesulphonate, Stearoxy Dimethicone, Stearyl Dimethicone, Trideceth-12-Amodimethicone, Trimethylsiloxysilicate, Trimethylsilylamodimethicone, Trisiloxane, Vinyldimethicone Crosspolymer): si tratta di polimeri inorganici derivati dalla combinazione di silicio e sostanze petrolifere. La loro versatilità è data dalle caratteristiche di questa famiglia di molecole che si rivelano idrorepellenti, duttili, antistatiche, resistenti alle alte temperature, resistenti all’invecchiamento (e quindi non biodegradabili), chimicamente inerti. Generalmente i siliconi vengono spesso utilizzati nei prodotti cosmetici per il loro basso costo e si possono trovare facilmente nelle creme per il viso, per il corpo, negli shampoo, negli stick per labbra, nel make-up. La caratteristica fondamentale dei siliconi è quella di rendere morbide e setose le strutture dei prodotti nei quali sono impiegati e di dare a capelli ed al viso un aspetto immediatamente più levigato, liscio e piacevole al tatto. Si tratta in realtà di un effetto del tutto ingannevole: l’epidermide appare levigata e morbidissima al tatto, i capelli lisci e lucenti, ma a lungo termine rovinano e indeboliscono pelle e capelli. Per quanto riguarda la pelle, i siliconi creano una pellicola, un film, che occlude i pori ed impedisce la traspirazione cutanea, formando un barriera impermeabile che isola la cute dall’esterno inquinandola costantemente. Il risultato è una pelle ricca di comedoni, punti neri, grani di miglio nel contorno occhi, pori dilatati, sfoghi acneici e, nel momento in cui si interrompe l’utilizzo di siliconi, essa risulta estremamente secca e squamosa. Per quanto riguarda i capelli, queste sostanze tendono a rivestire i fusti capillari completamente ed impediscono il passaggio di sostanze nutrienti ed idratanti. Coprendone le squame e mascherando temporaneamente la cuticola danneggiata, i siliconi in prima battuta fanno apparire i capelli setosi, vellutati, lisci, ucidi e sani, le doppie punte diventano invisibili e l’effetto crespo e l’elettricità statica risultano essere minimizzate. In realtà i siliconi non riparano il capello, anzi formando una pellicola idrorepellente che non agevola la penetrazione degli attivi presenti nei cosmetici ne la penetrazione dell’acqua, con la conseguenza che, con il passare del tempo, applicazione dopo applicazione, i capelli diventeranno sempre più spenti, tanto da osservare un’evidente perdita di tono, mentre il capello tenderà a seccarsi notevolmente ed apparire “bruciato” e privo di lucentezza, poiché al di sotto della pellicola siliconica il capello continua inesorabilmente a rovinarsi. I prodotti siliconici non sono affatto curativi: fissano la situazione alimentando il danneggiamento del fusto capillare ed impedendone la naturale idratazione. A lungo andare, poi, i siliconi leggeri seccano i capelli ed aiutano l’insorgere delle doppie punte. I siliconi pesanti invece afflosciano i capelli tendono ad appesantirli costringendo a lavaggi frequenti. I capelli si sporcheranno in fretta, sembreranno rovinati dopo alcuni mesi e saranno irreparabilmente compromessi. Non a caso, l’abbandono dei siliconi, risulta spesso traumatico perchè pelle e capelli rivelano il loro vero aspetto, ma non preoccupatevi è solo una fase di passaggio necessaria per prendersi veramente cura di se. Senza ovviamente considerare il fatto che i siliconi sono sostanze prodotte artificialmente che impiegano centianaia di anni a degradarsi e sono altamente inquinanti per la fauna acquatica.

AGGIORNAMENTO AL 27 GENNAIO 2018 DAL FORUM ECOBIOCONTROL DI FABRIZIO ZAGO vi riporto la seguente notizia:

“La sostanza che chimicamente si chiama: Octamethylcyclotetrasiloxane e l’altra che è definita come Decamethylcyclopentasiloxane sono state oggetto di una modifica al Regolamento Europeo Cosmetici e quindi a partire dal 31 Gennaio 2020 non potranno più essere immessi in commercio cosmetici che li contengono. Il testo di legge è pubblicato nella GU in data 18-01-2018. 

Le due sostanze sono chiamate anche D4 e D5 e in etichetta si riconoscono immediatamente con questi nomi: CYCLOMETHICONE e CYCLOPENTASILOXANE”.

 

SOLFATI (Laurylsulfate de sodium, sodium laureth sulfate, ammonium lauryl sulfate): si tratta di tensioattivi derivanti dalla raffinazione del petrolio, e precisamente dalla sintesi dell’ossido di etilene, utilizzati nei cosmetici in quanto sostanze dotate di proprietà schiumogene, detergenti e solubilizzanti, presenti in tutti i prodotti che detergono corpo e capelli, altamente inquinanti e molto aggressivi. Tra i diversi solfati usati, il sodium lauryl sulfat (SLS) è considerato il più aggressivo, mentre il sodium laureth sulfate (SLES) più delicato. Sono questi ingredienti che permettono agli shampoo di eliminare il grasso e lo sporco dei capelli. Uno shampoo senza solfato tende a produrre meno schiuma e può essere meno efficace sui capelli molto grassi. Secondo la WECF questi ingredienti non sono cancerogeni ma i residui del processo di fabbricazione (dioxanes) sono invece potenzialmente tossici. E’ pertanto preferibile privilegiare prodotti contenenti tensioattivi più delicati e soprattutto limitarne l’uso ed ovviamente evitarlo assolutamente nei bambini. Da rilevare che non si tratta di sostanze cancerogene come spesso si legge in rete, vi consiglio in proposito di leggere l’articolo Certezze, bufale e l’informazione via internet di Zago su EcoBioControl.

TALCO: simile nella composizione all’amianto, si trova in polvere nei prodotti per bambini, negli ombretti, nei blush e nei deodoranti. Il talco è stato di recente collegato all’insorgenza di cancro alle ovaie (con una storica sentenza di condanna negli USA) ed a disturbi respiratori. Da evitare assolutamente, soprattutto nei bambini.

TENSIOATTIVI ETOSSILATI (già sopra analizzati) e 1,4 diossano: si tratta di tensioattivi di origine chimica, da notare che il 1,4 diossano non viene elencato nelle etichette perché si tratta di un sottoprodotto ricavato dall’aggiunta dell’ossido di etilene, ingrediente cancerogeno. L’ossido di etilene, noto anche come ossirano, viene impiegato per diminuire la durezza di altre sostanze chimiche. L’1,4 diossano è molto usato nei prodotti per l’igiene dei neonati. Occorre evitare assolutamente qualsiasi cosmetico che riporti sull’etichetta un ingrediente contenente la formula ETH.

TOLUENE: si tratta di un solvente che serve a stendere facilmente lo smalto, collegato a disturbi del sistema nervoso, vertigini, mal di testa e nausea ed a possibili danni renali. In grandi quantità può portare addirittura a malattie e difetti congeniti. Il rischio per la salute sussiste durante l’applicazione ossia quando lo smalto si presenta in forma liquida, una volta asciutti diventa infatti inerte. Si può altresì ritrovare in prodotti per capelli sotto la voce fragranza.

 

(*) Un discorso a parte lo meritano i cosiddetti trattamenti liscianti a base di Formaldeide o di Cessori di formaldeide, conosciuti anche con il termine di stiratura brasiliana” o “stiratura alla cheratina, anche se spesso la cheratina non è neppure presente, di cui abbiamo parlato a proposito di fisiologia del capello.

Si tratta di trattamenti che prevedono due step: il primo dal parrucchiere (lavaggio con shampoo alcalino e breve asciugatura, applicazione del prodotto lisciante ciocca per ciocca, con posa di circa 30 minuti, breve asciugatura e piastra ciocca per ciocca), il secondo a domicilio (divieto assoluto di lavare od esporre ad umidità i capelli per almeno 3/4 giorni, divieto di effettuare acconciature, di usare fermacapelli ed elastici, utilizzo di prodotti professionali specifici per il lavaggio nei giorni successivi).

Tali trattamenti si basano sull’utilizzo di formaldeide sotto forma di formalina (soluzione acquosa), applicata sui capelli e fissata a caldo così da formare una pellicola protettiva che, per effetto dello stiraggio con la piastra, li rende lisci, spessi e lucidi, almeno apparentemente, in realtà la formaldeide è in grado di rompere i legami di solfuro ( i cosiddetti ponti di zolfo, la cui posizione determina la forma del capello) tra le proteine dei capelli, da qui l’effetto lisciante che perdura per circa due/tre mesi.

Attualmente, poiché l’uso della formaldeide è proibito per legge in UE al di sopra della percentuale dello 0,2% (che non è in grado di lisciare alcunché), i prodotti liscianti tendono a contenere composti in grado di liberarla, i cosiddetti cessori che abbiamo esaminato più sopra, il più comune il Metilen Glicole.

I rischi connessi all’utilizzo di formaldeide sono molti, immediati e tardivi:

  • irritazione agli occhi ed alle prime vie respiratorie, a causa dell’utilizzo della piastra che determina il rilascio della formaldeide in formato gassoso, esponendo mucose e cute al contatto. Il rischio è molto elevato in caso di preesistenti malattie infiammatorie e di soggetti che soffrono d’asma;
  • irritazione al cuoio capelluto, con possibile sviluppo di dermatiti da contatto ed intensa caduta dei capelli, riscontrata qualche settimana dopo il trattamento;
  • irritazione alla cute di mani e volto per i parrucchieri che non utilizzano adeguate protezioni durante il trattamento;
  • aumentato rischio di sensibilizzazione allergica da contatto, dovuto al forte potere allergizzante della formaldeide, riscontrato sia nelle clienti che si sottopongono abitualmente al trattamento sia nei parrucchieri che lo eseguono;
  • aumentato rischio di sviluppare tumori, determinato dall’effetto mutageno della formaldeide riscontrato su batteri e mammiferi, che potrebbe interessare sia le clienti che si sottopongono abitualmente al trattamento, che i lavoratori esposti cronicamente ad elevati livelli del prodotto (tra i tumori associati la leucemia mieloide e il carcinoma nasofaringeo);
  • danno ai capelli, dovuto alla rottura dei ponti chimici che legano le proteine dei capelli e che a lungo termine ne determinano estrema secchezza, fragilità, rottura, costringendo al taglio.

Come detto, la normativa UE al riguardo è chiara e ammette la possibilità di utilizzare la formaldeide come conservante alla concentrazione massima dello 0,2%. Tuttavia nel corso degli ultimi anni sono stati ritirati dal mercato europeo ed italiano prodotti per la stiratura dei capelli che contenevano formaldeide in concentrazioni fino a 20-30 (addirittura 50) volte superiori la massima concentrazione consentita. Per lo più si tratta di prodotti importati attraverso canali non ufficiali in Italia da paesi extra-Ue, in particolare dal Brasile.

A conti fatti, meglio imparare a leggere l’INCI e scegliere esclusivamente prodotti eco-bio certificati.

 

I rischi connessi all’utilizzo dei cosmetici

Al di là dei rischi specifici sopra descritti, più in generale vale la pena di osservare che l’utilizzo dei cosmetici può comportare alcune conseguenze indesiderate per la salute, derivanti dall’uso normale o ragionevolmente prevedibile di un prodotto cosmetico, tra le quali si distingue:

  • la semplice reazione avversa: ogni reazione negativa per la salute umana derivante dall’uso normale o ragionevolmente prevedibile di un prodotto cosmetico.
  • e l’effetto indesiderabile grave: effetto connesso all’utilizzo di un prodotto cosmetico tale da indurre incapacità funzionale temporanea o permanente, disabilità, ospedalizzazione, anomalie congenite, rischi mortali immediati o decesso.

In particolare, i rischi connessi all’utilizzo dei cosmetici possono consistere nell’insorgenza di fenomeni allergici, quali:

  • reazioni allergiche locali o immediati, che si manifestano normalmente sulla cute ove è stato applicato il cosmetico,
  • reazioni allergiche generalizzate, che comportano effetti sistemici dovuti all’assorbimento percutaneo del cosmetico, all’inalazione o assunzione orale prevedibile o accidentale,

Tra le principali reazioni allergiche si annoverano:

  • dermatite da contatto (irritativa o allergica),
  • dermatite occupazionale,
  • foto-dermatite da contatto,
  • orticaria da contatto,
  • alterazione della pigmentazione,
  • acne cosmetica,
  • danni al cuoio capelluto ed alla struttura del capello,
  • alterazione delle unghie,
  • sindrome da intolleranza cosmetica.

 

foto da idee Green

 

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  • Molto utile, anche se poi è difficile sia memorizzare i vari componenti cancerogeni sia andare a controllare analiticamente se i prodotti sugli scaffali contengano elementi cancerogeni...
    Poi questa pagina NON risulta stampabile, il che rende comunque difficile portarla con sè (poco leggibile sul display dello smartphone!

    • Cao Tiziana, strano non sia stampabile, non è copiabile per certo, ma stampabile sì.

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