Il termine hennè (in francese) o henna (in inglese) o alcanna (in italiano, da non confondere con l’alkanna tintoria) deriva dall’arabo hinna, di origine persiana, e si riferisce esclusivamente alla pianta tintoria chiamata Lawsonia Inermis, nello specifico un grosso arbusto spinoso appartenente alla famiglia delle Lythraceae, che cresce in climi caldi e secchi (dal nord Africa all’India). Utilizzato sin dall’antico Egitto – se ne sono trovate tracce nelle mummie -, circa 5.000 anni fa e probabilmente anche a Jericho già 8.000 anni fa, sia per mantenere i capelli sani che per colorare i capelli bianchi.

Quindi, per hennè si intende esclusivamente la polvere ottenuta dalla frantumazione delle foglie di Lawsonia Inermis, in grado di rilasciare sui capelli un color rosso, più o meno evidente a seconda della percentuale di lawsone contenuto (ossia del pigmento tintorio), del colore di base dei capelli, del metodo di preparazione dell’impasto, dei tempi di posa e della stratificazione raggiunta.

In Italia, peraltro, si tende ad utilizzare il termine “hennè” anche in senso lato, definendo così tutte le miscele tintorie naturali per capelli contenenti lawsonia ed altre erbe tintorie (i famosi mix esistenti in commercio), ma anche la Cassia o il Sidr (hennè neutro), l’Indigo od il Katam (hennè nero), il Rabarbaro e la camomilla (hennè biondo).

Si tratta di una terminologia errata, seppur diffusa.

Le miscele più famose in Italia sono di Khadì e Phitofilos, mentre di recente introduzione sul mercato italiano è Radico (certificata Ecocert), si tratta nello specifico di mix di hennè ed altre erbe che permettono di ottenere colori più o meno diversi dal rosso, dal biondo al nero. Per verificare quali piante contengano ed a quale colore ci si possa avvicinare, anche in base al colore di partenza dei capelli, basta consultare le tabelle e gli INCI proposti dalle diverse marche.

Vale la pena osservare che l’hennè si differenzia da qualsiasi tinta chimica che, anche se definita naturale (cosa del tutto impossibile, visto che contiene necessariamente elementi chimici, a cui si può essere pesantemente allergici), va ad intaccare la struttura del capello, depigmentandolo per poi modificarne il colore con pigmenti di sintesi ed in modo aggressivo. Diversamente, l’hennè rilascia un pigmento naturale che si appoggia tra le squame del capello (si lega alla cheratina in sostanza), senza alternarne la struttura. In termini di benessere, l’hennè e le piante tintorie apportano quindi giovamento e protezione al capello, cosa che la tinta assolutamente non fa, anzi…

L’hennè in linea teorica può coprire una percentuale di bianchi del 50-60% (cit. Phitofilos), probabilmente per effetto di più pose ravvicinate o sfruttando il cosiddetto doppio passaggio. Come sempre dipende da capello a capello: su alcune ragazze li copre subito, su altre con una certa dose di pazienza.

Per coprire al meglio i bianchi, si consiglia di utilizzare la tecnica del doppio passaggio, soprattutto in presenza di un’elevata percentuale di bianchi, quando si desidera tingere i bianchi di un colore diverso dal rosso acceso o quando il colore ottenuto sulle lunghezze è molto più scuro di quello naturale.

La tecnica consiste nell’effettuare prima una posa di pura lawsonia (che è l’unica a colorare i bianchi, facilmente sul tono del rame) e, dopo aver sciacquato, nell’effettuare anche subito una seconda hennata con il mix desiderato.

Se si vuole usare indigo, katam o qualsiasi altra pianta colorante si consiglia di comunque almeno un 30% di lawsonia, perchè quest’ultima è l’unica che si fissa davvero ai capelli e rende la colorazione permanente. Tutte le altre erbe da sole scaricano velocemente o riflessano soltanto. I mix già pronti di solito contengono già la giusta quantità di lawsonia in base al colore voluto.

Potete anche fare dei mix personalizzati, come quello suggerito qui.

Legandosi alla cheratina del capello già dalla prima volta, la lawsonia non scarica come una tinta chimica, assolutamente. Esistono dei rimedi per agevolare lo scarico dell’hennè – tipo gli impacchi di olio o di karitè -, ma l’unica soluzione vera è tagliare i capelli hennati, quindi prima di procedere pensate bene a quello che desiderate perché potreste ottenerlo (cit.).

Ciò non vuol dire che l’hennè non scolorisca nel tempo, lo fa generalmente nel giro di un mese, a chi più a chi meno in base a stratificazione, tempo di posa, porosità capello, ecc. In sostanza sbiadisce, ma il rosso permane.

Quando si dice in gergo che l’hennè scarica ci si riferisce al fatto che durante il lavaggio l’acqua scende color arancio e se si è poco fortunate anche in riva al mare o a bordo piscina. Ciò succede più spesso quando si utilizza hennè con picramato o miscelati con altre erbe ayurvediche; il famoso Salus Mogano, ormai sparito dal commercio, da questo punto di vista era tremendo, tanto che in molte ragazze lo hanno abolito ben prima che uscisse fuori produzione.

Il discorso è diverso per le altre erbe tintorie, che scaricano molto di più della Lawsonia pura, Indigo e Katam in primis ed ovviamente il Brun Grenat di Aromazone (oggi non più in commercio) che contiene il guado.

Prestate attenzione nella scelta dell’hennè perché ne esistono in commercio molti contenenti picramato o peggio, quindi controllate sempre l’etichetta, soprattutto in erboristeria dove spesso vengono proposti hennè sfusi, in tal caso è buona norma chiedere di mostrarvi l’elenco ingredienti e comunque di evitare di acquistare prodotti sfusi di cui non avete modo di verificare composizione e modalità/tempi di conservazione (questo perché la scadenza dell’hennè è di circa 2 anni, decorsi i quali potrebbe ridursi il potere tintorio).

Infine, come ben ci insegna il recente scandalo Kamala, di cui abbiamo parlato molto sul gruppo, è bene tener presente che nelle zone di provenienza dell’hennè la normativa vigente non è quella dell’UE e spesso non è neppure obbligatorio dichiarare l’INCI completo dei prodotti, quindi prima di acquistare un hennè etnico di una marca di cui non avete mai sentito parlare provate a fare ricerche sulla composizione ed effettuate sempre una prova allergica nell’interno del braccio almeno 24 ore prima dell’applicazione. Per un approfondimento sugli henné certificati potete leggere questo articolo.

Per la preparazione di un impacco base con hennè ed altri ingredienti, vi consiglio la lettura dell’articolo Hennè: ma come si prepara?

Le leggende metropolitane che circolano sull’hennè

Chiunque si avvicini per la prima volta al mondo dell’hennè, incapperà prima o poi in alcune famose leggende metropolitane, prive di fondamento. Vediamo un po’ quali:

  • E’ necessario ossidare? no, contrariamente a quanto normalmente si dica e si pensi, l’ossidazione non è necessaria (ma neanche proibita), per approfondire l’argomento vi invito a leggere l’articolo dedicato all’ossidazione;
  • E’ necessario utilizzare sostanze acide? no, anche in questo caso siamo nell’ordine delle credenze collegate alla preparazione dell’hennè, prive di fondamento reale. La presa del colore avviene anche in assenza delle sostanze acide generalmente consigliate (limone o aceto), la scelta di utilizzarle o meno dipende dal tono desiderato, in relazione al pH delle sostanze aggiunte all’hennè, per approfondire l’argomento vi consiglio di leggere l’articolo dedicato al colore dell’hennè e delle erbe tintorie;
  • E’ proibito utilizzare accessori in metallo? si tratta dell’ennesima leggenda metropolitana, ancora oggi diffusa ed a volte riportata dai produttori, secondo la quale per la preparazione dell’hennè non sia possibile utilizzare accessori e contenitori in metallo. Si tratta di un’evidente inesattezza, in quanto utilizzando erbette pure, non contenenti picramato od altre sostanze chimiche, è possibile impiegare tranquillamente accessori e contenitori metallici. In linea generale, peraltro, si sconsiglia l’utilizzo assiduo di ferro e rame (tecnica molto diffusa in India per aumentare la presa tintoria) che potrebbero rilasciare sostanze dannose all’impasto. Per contro, nessun problema sussiste in caso di utilizzo di accessori e contenitori metallici in acciaio inox, che non rilascia alcuna sostanza dannosa all’impasto. Ciò permette di sfruttare i vari elettrodomestici a nostra disposizione, quali mixer, mini pimer, fruste elettriche, per la preparazione delle erbe … insomma una gran bella comodità. L’uso del metallo non inox è invece sconsigliato nel caso delle argille e di polveri contenenti picramato poiché piccole quantità di metalli, anche tossici, possono essere rilasciate a causa dell’elevato potere di adsorbimento strutturale dell’argilla e delle possibili reazioni chimiche generate dal picramato. Il consiglio in questo caso è di utilizzare utensili in legno e ciotola in ceramica o vetro;
  • L’hennè secca i capelli? in questo caso siamo di fronte ad una leggenda metropolitana che ha un fondo di verità, ma che non deve in alcun modo farvi desistere dal fare l’hennè, perchè i rimedi per evitare la secchezza capillare post hennè esistono, eccome. L’hennè in effetti potrebbe seccare i capelli tendenzialmente secchi di natura, mentre rappresenta una mano santa per i capelli grassi, perché regolarizza la produzione del sebo. Peraltro, per evitare l’effetto secchezza, è sufficiente aggiungere ingredienti idratanti a scelta all’impacco (zucchero, miele o sciroppo d’acero, gel di aloe, gel di amido o di semi, Methi opportunamente idratato, Altea opportunamente idratata, Katira opportunamente gelificata, sidr, inulina, pantenolo, ect …) ed usare un buon balsamo od una maschera se preferite dopo il risciacquo. Il colore scaricherà leggermente, ma a mio parere è meglio che avere la paglia in testa;
  • La lawsonia liscia i capelli? No, l’hennè non modifica in alcun modo il DNA dei capelli e pertanto non dovrebbe essere in grado di lisciare una chioma riccia ed è infatti l’esperienza raccontata da molte ragazze ricce. Un effetto lisciante, per contro, potrebbe notarsi su capelli mossi, che stratificazione per stratificazione tenderanno per effetto del peso, potrebbero trovarsi con il capello liscio. Diversamente ed in linea generale, su capelli ricci, l’hennè accentua il boccolo, mentre sui capelli afro riduce il crespo;
  • L’henné schiarisce i capelli: falso, falsissimo, l’henné colora tono su tono e non può in alcun caso schiarire i capelli.

Piccoli dilemmi esistenziali sull’hennè:

Ma veniamo ai tanti dilemmi esistenziali che prima o poi attraversano la mente di chi si appresta a preparare l’hennè.

  • Acqua calda o fredda? per la preparazione dell’hennè, è possibile utilizzare sia acqua calda non bollente (anche da rubinetto), avendo cura di non utilizzare mai temperature troppo elevate in caso di miscele contenenti indigo, sensibile alle alte temperature (tra i 40 ed i 70 gradi centigradi sarebbe l’ideale, da misurare con un termometro da cucina), oppure acqua a temperatura ambiente. La differenza di utilizzo potete verificarla leggendo l’articolo sull’ossidazione;
  • Infusi vari/the/caffè/vino/succhi di frutta si o no? Diciamo NI, in teoria si tratta di sostanze che potrebbero essere utilizzate per la preparazione dell’hennè, avendo ovviamente cura di misurare il pH del liquido che si intende utilizzare, come vedrete a proposito di tono caldo e freddo e di ossidazione, ma esistono alcune controindicazioni all’utilizzo di determinate sostanze. L’utilizzo di infusi di frutta di vario tipo (karkadè, frutti rossi, ect) o di the ha come unica controindicazione il pH acido che caratterizza tali sostanze, quindi se ne sconsiglia l’utilizzo qualora si volesse raggiungere il tono freddo, come meglio leggerete nell’articolo dedicato. L’utilizzo del caffe, sebbene si tratti di una pratica alquanto frequente nel mondo arabo, sarebbe da evitare perché la caffeina contenuta nel caffè è trasdermica e, trattandosi di un potente vaso costrittore, potrebbe scatenare emicrania, soprattutto in caso di lunghi tempi di posa. L’utilizzo del vino, preventivamente bollito per far evaporare l’alcool, è anch’esso alquanto frequente nei paesi di origine dell’hennè, tanto da essere citato tra le possibili sostanze acide utilizzabili nel famoso “Henna for hair” (in italiano si trova però la versione precedente all’attuale), seppur sconsigliato perché l’impasto potrebbe puzzare; da rilevare, in peraltro, che il vino potrebbe davvero rivelarsi una sostanza decisamente interessante nella preparazione dell’hennè, visto che contiene antocianine (flavonoidi), una classe di pigmenti idrosolubili che teoricamente possono favorire la presa del colore, per contro potrebbe seccare i capelli, a voi la scelta se utilizzarlo o meno. Infine, i succhi di frutta potrebbero in linea teorica essere consigliati per raggiungere il tono caldo, visto che hanno pH acido, ma potrebbero per contro, se utilizzati in abbondanza, rendere appiccicoso e maleodorante l’impacco; particolarmente interessante potrebbe essere il succo mela, in quanto molto delicato e ricco di enzimi interessanti, senza considerare che è tra le sostanze acide il meno irritante per la cute; inutile invece sperare di raggiungere il tono freddo con l’utilizzo del succo di mirtillo, perché nonostante il colore richiami il ciliegia, è comunque una sostanza acida ed in quanto tale favorisce il tono caldo;
  • Latte o yogurt si o no? No. Sebbene si tratti di pratiche alquanto diffuse nei paesi di origine dell’hennè, si sconsiglia l’utilizzo di latticini di vario tipo (latte, yogurt, formaggio) per la preparazione dell’impasto. Trascurando il fatto che si tratta di sostanze acide, utili eventualmente al raggiungimento del tono caldo, il loro utilizzo è da sconsigliare quasi in assoluto perché si tratta di sostanze grasse che, agendo da filmanti, diminuiscono la presa tintoria, inoltre potrebbero rendere maleodorante l’impasto. Parimenti, sarebbe da sconsigliare anche il latte di cocco, anche in questo caso ampliamente utilizzato nei paesi d’origine;
  • Uovo si o no? Ni, l’uso dell’uovo (tuorlo) in questo caso è parzialmente sconsigliato, l’uovo è innanzitutto leggermente acido e quindi utile solo al tono caldo, ma soprattutto tenuto in posa tante ore potrebbe far diventare maleodorante l’impacco durante la posa;
  • Bicarbonato si o no? Dipende, l’uso di poco bicarbonato si suggerisce per il raggiungimento del tono freddo, ma occorre prestare attenzione alle erbe tintorie eventualmente aggiunte all’impasto, ad esempio nel caso dell’ibisco occorre prestare veramente attenzione al dosaggio. Al posto del bicarbonato, si suggerisce l’uso di poca argilla rossa o bianca (no ghassoul perché è un’argilla lavante);
  • Sale si o no? si, soprattutto nel caso di impasti contenenti indigo e katam, agevola la presa del colore, ovviamente si parla di un pizzico di sale, che non secca i capelli;
  • oli essenziali si o no? in linea teorica è possibile aggiungere bassissime dosi (qualche goccia per capirci) all’hennè, perché sembrerebbe agevolare la presa tintoria; normalmente si consiglia limone o arancio per lucidare il capello e lavanda per lenire il cuoio capelluto. Evitate se siete allergiche agli oli essenziali ed in caso di cute sensibile, visto che gli oli essenziali sono potenzialmente allergizzanti;
  • Olio si o no? ni, aggiungere olio (poco) all’impasto rappresenta fondamentalmente una scelta personale, frutto dell’esperienza. Esistono in merito due opposte teorie: nei paesi di origine dell’hennè, durante la preparazione si tende ad aggiungere poco olio per esaltarne il potere tintorio (generalmente Argan in Africa, altri oli vegetali in India ed in Occidente olio d’oliva), nella misura di un cucchiaio per 100 grammi di polvere. Questa abitudine è stata mutuata anche in Francia ed Inghilterra, paesi che hanno vissuto il fenomeno delle colonie prima e dell’immigrazione extra europea poi con largo anticipo, dove è normale aggiungere all’impasto poco olio d’oliva; diversamente in Italia emerge la tendenza a non aggiungere olio all’hennè per non ridurre la presa tintoria, partendo dal presupposto che possa filmare il capello ed impedire la presa del colore. Allora chi ha ragione? Tutti e nessuno. Personalmente, ho provato ad aggiungere olio di Argan all’impacco e non ho notato riduzione del potere tintorio in alcun modo. L’unica è provare;
  • Maschera o balsamo si o no? no, perché altrimenti al posto di un hennata, farete una sheradaze, ossia una maschera riflessante a base di hennè ed erbe tintorie come spiegato nell’articolo dedicato;
  • Il composto deve stare al caldo durante l’applicazione? Ni, molti produttori lo consigliano, suggerendo di mantenere stabile la temperatura durante il tempo utilizzato per applicare l’hennè, così da non disperdere il potere tintorio, utilizzando la tecnica del bagnomaria. Sinceramente non ho mai rispettato le istruzioni e non ho notato differenze di resa tintoria;
  • Congelo sì o no? se desiderate il tono freddo è possibile congelare e scongelare più volte l’henné (possibilmente a temperatura ambiente, a bagnomaria o sul calorifero, ma c’è chi lo fa con il microonde), in questo modo il cosiddetto stress termico consente di spezzare le molecole del lawsone e di aumentare il potere tintorio dell’hennè. Ovviamente, se si desidera aggiungere ingredienti idratanti o tintori è bene farlo una volta scongelato.

Precauzioni importanti (azione delle erbe sull’Organismo, allergie e favismo)

Per rendere più leggibile ed evidente l’argomento, che è di estrema importanza, le informazioni già presenti in questo articolo sono state traslate in uno specifico, consultabile al seguente link.

Gravidanza ed allattamento

Premesso che non esistono ad oggi studi scientifici che mettano in relazione una possibile pericolosità legata all’uso topico di erbe tintorie per lo sviluppo del feto, anche in considerazione della grandissima varietà di erbe tintorie esistenti e della loro recente introduzione sul mercato europeo, in via precauzionale sarebbe bene seguire i seguenti consigli.

In gravidanza, si suggerisce assolutamente di interpellare il ginecologo prima di decidere di usare l’henné o qualsiasi erba tintoria e di non applicare comunque alcuna erba nel I° trimestre di gestazione, quello più delicato per la formazione del bambino.

Nel periodo successivo al I° trimestre ed in allattamento, solo una volta acquisito il parere favorevole del ginecologo, si consiglia di utilizzare henné ed erbe tintorie esclusivamente di marche certificate in UE (Khadì, Janas, Phitofilos, Tea Natura, Radico, La Saponaria), soggette alla stringente normativa europea in materia cosmetica, che tra l’altro effettuano (od almeno dovrebbero effettuare) controlli sui metalli pesanti, residui da pesticidi, di non sofisticazione delle polveri (e quindi assenza di additivi chimici di qualsiasi natura), della carica microbica (fito-patologico e fito-sanitario) per tutti lotti di erbe trattati, questo perché le piante provengono da paesi extra UE, in cui i controlli non sempre sono identici agli standard europei (e la vicenda Kamala lo insegna perfettamente, ahimè), con l’obiettivo di proporre prodotti di qualità e del tutto sicuri per il consumatore.

Tradotto in parole povere in gravidanza ed allattamento, si sconsiglia assolutamente di utilizzare:

  • henné etnici o comunque erbe importate direttamente dai paesi di produzione, che potrebbero contenere additivi chimici non segnalati sulla confezione (extra UE non è infatti obbligatorio riportare integralmente l’INCI come invece prevede la normativa comunitaria) o residui di pesticidi od ancora metalli pesanti, che possono essere dannosi per mamma e bambino;
  • prodotti confezionati in UE, addizionati con picramato, riportato sulla confezione obbligatoriamente per legge (perfettamente legale in UE sotto una determinata soglia come potete leggere nell’articolo dedicato), in quanto teratogeno (ossia in grado di causare malformazioni al feto durante lo sviluppo ed in grado di passare al bambino attraverso il latte materno;
  • il methi durante la gravidanza in quanto ricco di fitoestrogeni che, per contro, aiutando la montata lattea può essere utilizzato in allattamento, previo parere del ginecologo.

Per quanto riguarda i più piccoli, sebbene nei paesi d’origine si sia soliti utilizzare tranquillamente hennè, in via precauzionale, il consiglio generale è di evitare di utilizzare prima dell’età dell’adolescenza (diciamo 14-16 anni tanto per capirci) qualsiasi erba ayurvedica su cute e capelli.

Il colore dell’hennè e la stratificazione

Del colore dell’hennè e delle erbe tintorie abbiamo già parlato in uno specifico articolo che vi invito a leggere, ma per semplificare possiamo dire che la Lawsonia colora tono su tono, pertanto utilizzando l’hennè o le altre erbe tintorie è possibile ottenere una colorazione più scura di quella di partenza, MAI il contrario.

Ovviamente, per raggiungere tonalità molto più scure di quelle di partenza è necessario portare pazienza e stratificare, si consiglia in questo caso di sfruttare la tecnica del doppio passaggio.

Nello specifico, per raggiungere il famoso tono freddo (ciliegia/mogano) a partire da una base medio chiara bisogna portare pazienza, mentre è più facile ottenerlo con una base già di per sé scuretta, almeno castano medio.

Ne consegue che il famoso tono freddo (ciliegia/mogano) non sia facilmente raggiungibile, soprattutto a partire da una base chiara, mentre per contro un tono caldo, ramato od addirittura il biondo, non sarà mai raggiungibile a partire da una base scura, se non decolorando.

Ed ovviamente, su capelli molto scuri probabilmente si noteranno solo dei riflessi rossi visibili al sole, mentre sui bianchi si otterrà un rosso più o meno chiaro a seconda del tipo di hennè utilizzato, motivo per cui si consiglia il doppio passaggio.

I capelli bianchi verranno dal giallino, al rame, al rosso acceso a seconda del tipo di hennè utilizzato, motivo per cui si consiglia il doppio passaggio.

In nessun caso, con hennè od altre erbe è possibile schiarire con l’hennè, semplicemente perché non esiste nulla di naturale che possa farlo, nemmeno la famosa schiaritura inglese che di naturale non ha assolutamente nulla, non solo non è in grado di schiarire se non le basi già chiare di loro e addirittura rovina il capello. Per schiarire, mi spiace serve l’acqua ossigenata. Al massimo, è possibile accentuare i riflessi chiari su basi già chiare di partenza, ma dal castano al biondo è impossibile.

Per stratificazione si intende il processo che avviene hennata dopo hennata per effetto del fatto che la lawsonia si lega alla cheratina del capello, con il risultato che la base sedimentata di pigmento è sempre più fitta, le coperture sono sempre maggiori e facili da ottenere ed il colore sempre più intenso. Chiaramente, il tutto si velocizza quanto più frequentemente fate l’hennè!

In sostanza, il tono del colore stratificato tende sempre più verso lo scuro. Ma tanto per cambiare la cosa è del tutto soggettiva, quello che vale per uno non vale per l’altro, come sempre quando si parla di prodotti naturali e non di tinte chimiche.

Da un punto di vista chimico (cito Mr Phitofilos): “Il lawsone si lega alla cheratina, la proteina dei capelli, delle unghie e della pelle, colorando queste strutture, attraverso la formazione di legami di tipo elettrostatico. La molecola del lawsone, reagisce anche con i gruppi solforati e con i gruppi amminici presenti nella cheratina”.

In realtà, il problema stratificazione si pone solo in caso di capelli trattati con hennè tono caldo per raggiungere una colorazione rame od irlandese: hennare troppo spesso potrebbe portare ad esiti non desiderati. In questo caso, si consiglia di ravvivare il colore con sheradaze ed impacchi riflessanti, limitando l’hennè puro alla sola ricrescita. In caso di hennata di tutte le lunghezze (una volta tantum), spezzare la lawsonia con erbe non coloranti come sidr o cassia.

Per chi desidera il tono freddo invece è una benedizione, soprattutto a partire da una base non proprio scura (la mia è castano medio con bianchi, per capirci) che rallenta il raggiungimento dell’obiettivo.

Nessun problema stratificazione neppure per chi desidera il tono castano o addirittura il nero, anzi meglio, più si stratifica è maggiore è la possibilità di ottenere il famoso nero blu che in tante amano.

Tempo di posa

Vi invito a leggere questo articolo molto importante in merito ai lunghi tempi di posa che di solito si leggono in rete.

Hennè, trattamenti chimici ed i famosi capelli VERDI

Usare hennè su capelli tinti chimicamente è possibile, purchè l’hennè NON contenga picramato, che potrebbe reagire in modo anomalo e provocare i famosi riflessi verdi.

Per chi desiderasse abbandonare la tinta chimica a favore dell’hennè, ecco qualche consiglio di Phitofilos: “In linea di principio non è mai consigliabile applicare l’henné e in generale le polveri d’erbe naturali su un capello trattato con colorazioni chimiche, a meno che non sia trascorso un opportuno periodo di tempo. L’ideale sarebbe aspettare almeno 3/4 settimane. Tuttavia, nel caso in cui vi siano particolari esigenze si possono abbreviare i tempi, intensificando la frequenza dei lavaggi, in modo da far scaricare il colore il più possibile. L’importante è rispettare almeno 15-20 giorni di riposo prima di procedere all’applicazione, altrimenti si potrebbe incorrere in reazioni di colore diverse da quelle previste o anche in una mancata riflessatura”.

In particolare, si consiglia prima di procedere con hennè puro, di utilizzare cassia o sidr almeno una volta dopo aver fatto la tinta chimica, così da rinforzare il capello e di predisporlo alla lawsonia, ed in alternativa, se si intende procedere subito, di fare una prova su una ciocca nascosta, o meglio ancora su capelli raccolti dalla spazzola.

Probabilmente, la prima hennata non raggiungerà il colore desiderato, portate pazienza perché – come precisa sempre Phitofilos: “un utilizzo costante ti regalerà risposte sia in termini di copertura che di riflessi di luce di volta in volta maggiori con l’uso. Il capello ha memoria e diventa sempre più recettivo, trattamento dopo trattamento. Queste miscele creano un film protettivo sulla cuticola del capello che riflessa e nutre la chioma, lasciandola lucente e più forte. Le prime volte soprattutto ci vuole un po’ di pazienza, è natura e vuole i suoi tempi, ma regala davvero grandi soddisfazioni. La tenacia premia sempre”.

Passare invece da hennè a tinta chimica è possibile, anche se non consigliato (semplicemente perché anche la miglior tinta rovina il capello): anche in questo caso il consiglio è il medesimo, si può fare se avete utilizzato hennè SENZA picramato.

Logicamente visto che hennè si lega al capello, su un capello hennato da anni e quindi molto stratificato, probabilmente la tinta chimica faticherà a prendere il colore e il rosso facilmente continuerà a comparire.

Alternare hennè puro e tinte chimiche è possibile, ci sono ragazze che alternano tinte chimiche (tipo Villa Lodola) all’hennè, perché con il solo hennè non raggiungono il colore desiderato. Potrebbe essere il vostro caso.

Anche la decolorazione su capelli hennati è possibile (ammesso che si riesca a rimuovere anni di stratificazione), ma darà un bell’arancio / rame, per una semplice questione cromatica: rosso + giallo = arancio. Stesso discorso ovviamente per il famoso schiarente inglese, sono soluzioni che francamente non consiglio.

Sia la tinta che la decolorazione rovinano i capelli esattamente quanto farebbero senza l’hennè, quindi sono sconsigliati in generale, ma tutte ci siamo passate.

UNICA precauzione importante: l’INDIGO (o il KATAM)!

Attenzione alle miscele contenenti indigo (spesso lo trovate anche nei biondi freddi e nel mogano ed ovviamente lo trovate nei castani, quindi controllate sempre l’INCI) e al katam, perché sul biondo, sia tinto che naturale, sono assolutamente da sconsigliare (verde assicurato), il consiglio è di fare lawsonia prima (ovviamente no se volete il biondo), non fate MAI decolorazioni se avete usato indigo (o katam), il verde è garantito! (blu + giallo = verde).

Nella malaugurata ipotesi che abbiate ottenuto il verde, l’unica è coprire immediatamente con la lawsonia, perché il rosso annulla il verde.

Semaforo GIALLO per la permanente, si può fare su capelli hennati ma probabilmente prenderà poco per via della stratificazione, senza contare che non fa per niente bene ai capelli. Il mio consiglio è di provare altre tecniche per il mosso (tipo le trecce o i famosi bigodini flessibili).

Semaforo VERDE per i famosi balsami colorati tipo Stargazer, che in realtà contengono pigmenti tintori d’origine alimentare e balsami con INCI accettabile. Non danneggiano in alcun modo i capelli, generalmente scaricano in pochi lavaggi e possono essere tranquillamente alternati all’hennè od addirittura inseriti nell’impasto. Possono essere una soluzione per chi non riesce ad ottenere il freddo con poca spesa, ma considerate che macchieranno qualsiasi cosa con cui entrerete in contatto!

Hennè e crescita dei capelli?

Tecnicamente non è corretto dire che l’hennè può far crescere i capelli, non esiste evidenza scientifica in proposito.

Ciò detto, le erbe tintorie e non fanno benissimo al capello, lo rinforzano, lo lucidano, regolarizzano il sebo, ma non fanno miracoli e soprattutto non fanno ricrescere capelli ormai assenti.

Parafrasando Mr Phitofilos: “L’henné ha anche, per dire, effetti lenitivi sulla maggior parte delle cuti, questo sì. Il discorso “erbe curative” è assolutamente vero e visibile agli occhi di tutti da secoli e secoli, le analisi di laboratorio oggi lo confermano, ma non si può assolutamente proporre la speranza che le polveri di piante facciano crescere e meno che mai ri-crescere i capelli. Nessuna prova scientifica vi è a supporto del fatto che le erbe facciano ricrescere i capelli, stimolare bulbi morti o crearne di nuovi attivi; in nessun testo ufficiale si è mai trovata questa affermazione e mettere in giro queste voci non fa altro che minare la serietà del settore, e cioè di chi lavora per portare informazione vera, corretta e trasparente. La disinformazione, il creare false aspettative o miti per meri fini commerciali, non porta a niente di buono“.

Ciò non toglie che l’hennè – con altre mille accortezze, tipo un’alimentazione sana ed equilibrata, il controllo dello stress che incide pesantemente sulla nostra salute, capelli compresi – possa aiutare contro i fattori che portano ad una maggior caduta dei capelli, che rimane comunque legata a fattori genetici, alimentari, di stress o patologici.

In parole povere l’hennè aiuta, ma non fa il miracolo!

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