L’Indigo (Indigofera Tinctoria) può essere utilizzata per ottenere il nero – ma è sbagliato definirlo “hennè nero”, perchè il termine “hennè” indica solo la pianta Lawsonia Inermis, che tinge unicamente di rosso -, a volte anche con riflessi blu, o per esasperare il tono freddo, fino ad ottenere in alcuni casi il viola od il mogano, od ancora per raggiungere il castano.
Ovviamente il tutto dipende dalla base di partenza, dalla stratificazione raggiunta, dalle percentuali impiegate in rapporto alla lawsonia e dalla fortuna.
Le informazioni che vi riporto (estrapolate dagli e-store che la vendono, come al solito privilegiando quelli francesi che trovo più esaustivi), si riferiscono alla scheda tecnica della pianta, ergo sta poi a voi sperimentare percentuali e tempi di posa per ottenere quello che desiderate, o almeno provarci.
Come detto, l’Indigo è ottenuto dalla macinazione delle foglie di una pianta, la Indigofera tinctoria, un arbusto usato fin dai tempi antichi per la tintura dei tessuti, ai quali conferisce una colorazione bluastra (da qui il nome, che richiama il blu indaco) e per la colorazione dei capelli.
Habitat naturale dell’indigofera è l’Oriente e l’Africa nord occidentale, dove è tradizionalmente utilizzato dai Tuareg per la tintura dei tessuti e rituale.
Applicato sui capelli, è noto per le sue proprietà lucidanti, ma prevalentemente viene utilizzato per la sua capacità tintoria.
Non legandosi alla cheratina del capello, se utilizzato puro (ossia senza lawsonia) tende a scaricare velocemente, si consiglia pertanto di abbinarlo SEMPRE ad una percentuale congrua di hennè.
Detta percentuale dipende ovviamente dalla base di partenza e dalla stratificazione raggiunta, mi spiego meglio: su una base hennata più e più volte, quindi ben stratificata, per ottenere il nero potrebbero bastare basse percentuali di lawsonia (anche del 10%), mentre su una base “vergine” potrebbe essere necessario arrivare al 20 – 30% di lawsonia.
Logicamente il nero blu non è agevole da raggiungere (e in alcuni casi è decisamente impossibile), sicuramente lo è per chi ha già di per se una base scura, almeno castano scuro o meglio ancora nero.
In questo caso, consiglio di utilizzare l’indigo in aggiunta al Brun grenat di Aromazone che contiene il guado, che dà per l’appunto il tono blu.
Attenzione a NON applicare mai indigo su capelli biondi o decolorati o peggio ancora a fare deco su capelli trattati con indigo: il verde è assicurato per semplici ragioni cromatiche (blu + giallo = verde).
E potrebbe essere anche un problema su base decolorata utilizzare le miscele di biondo freddo che lo contengono, tipo Phitofilos.
Nel caso si volesse utilizzare indigo (o miscele che lo contengono) su capelli biondi naturali o decolorati è quindi necessario prima applicare lawsonia pura e solo successivamente indigo o la miscela prescelta.
In caso di alta percentuale di capelli bianchi, consiglio di effettuare il doppio passaggio: prima solo lawsonia per colorare i bianchi, poi indigo più lawsonia o la miscela prescelta.
Visto che l’indigo tende a scaricare abbastanza facilmente, anche con i lavaggi, si consiglia di utilizzare il sidr, che aiuta a fissarne il colore grazie al suo contenuto di potassio, al posto delle altre erbe lavanti.
Mi raccomando una cosa quando acquistate, fatelo a ragion veduta, soprattutto nei negozi etnici dove circolano anche confezioni di cosiddetto “hennè nero” di pessima qualità, normalmente utilizzato per i tatoo, contenente PPD, un potente allergizzante che può scatenare forti reazioni allergiche da PS immediato.
Privilegiate quindi marche sicure, ad esempio Aromazone, Khadì, Phitofilos ed evitate ebay, ed ovviamente le erboristerie, come la peste (zarqa nero ve lo sconsiglio invece per un altro motivo, mi dicono che non colora assolutamente).
NB: se non avete voglia di impazzire a combinare percentuali di lawsonia ed indigo per trovare l’ottimale per voi, vi consiglio la miscela scatola nera di Khadì per il nero e le miscele Khadì e Phitofilos per il castano.
Ma veniamo alla preparazione, con alcuni consigli che valgono sia per l’indigo puro che per le miscele che lo contengono.
Ovviamente, vi consiglio di leggere sempre l’INCI perché l’indigo può essere presente non solo nel nero, ma anche nel mogano (ad es Tea Natura), nel biondo freddo e nel castano.
Partiamo dal semplice presupposto che l’Indigo odia le sostanze acide, dà il meglio di se in presenza di sostanze neutro o basiche e tende a rilasciare il colore immediatamente.
Va da sé che il metodo migliore per prepararlo è semplicemente quello di usare acqua calda (ma non bollente) fino ad ottenere un impasto tipo yogurt ed applicare su capelli immediatamente, SENZA ossidazione, per almeno due/tre ore.
Prestare particolare attenzione alla temperatura dell’acqua, che non deve essere superiore ai 50 gradi, perché l’acqua bollente cuoce letteralmente l’indigo e ne distrugge il potere tintorio.
Mi raccomando anche alle sostanze acide, l’indigo necessita di ambiente neutro o basico, quindi SÌ a bicarbonato (max un cucchiaino per 100 grammi), NO assolutamente a the, limone, aceto, yogurt ed infusi vari (spesso consigliati in erboristeria) o miele, che sono acidi, distruggereste il suo potere tintorio. SÌ invece al sale (un pizzico per 100 grammi) perché aiuta a fissare il colore.
Se desiderate ossidare o congelare il vostro impasto, fatelo solo con la lawsonia pura e poi, terminato il riposo o scongelamento, aggiungete l’indigo.
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